Pur vantando solidissimi autori e talenti superlativi, il thriller italiano ha un unico re: Sandrone Dazieri.

Tralasciando per il momento il ciclo de “Il Gorilla” di cui è uscito in questi giorni l’ultimo, consigliatissimo capitolo, stavolta mi concentrerò su “Uccidi il padre”, “L’angelo” e “Il re di denari”, ovvero la “Trilogia di Dante e Colomba”, dai nomi dei protagonisti che andiamo a presentare.

Colomba Caselli, atletica, capelli neri e occhi verdi, zigomi alti, lineamenti dal taglio mongolo. Nata in un’altra epoca e in una diversa collocazione geografica la si immaginerebbe a cavallo, nell’atto di decapitare i nemici; oggi lavora nella polizia di stato italiana. Unicamente allo sguardo vojeuristico del lettore è concesso testimoniare delle sue fragilità: colleghi e superiori non vedono che la glaciale professionista, integerrima e formidabile, sempre in prima linea.

Privato dell’infanzia e della prima giovinezza, prigioniero in un silos e oggetto delle sperimentazioni di un aguzzino le cui finalità restano avvolte nel mistero, Dante Torre ha trasformato le tante cicatrici, fisiche e mentali, in un indomito vessillo di resilienza. Dipendente da ogni genere di sostanza, ma forte di un intelletto al limite dell’umano, Dante lotta costantemente per preservare un equilibrio fragile e rivendicare il proprio diritto al libero arbitrio.

Quando i percorsi dei due convergono, all’ombra di una cabala di portata planetaria che allunga i neri tentacoli nella campagna cremonese, ha origine un sodalizio capace di tener testa alle titaniche forze in campo, in spregio a ogni difficoltà, a un male oscuro e onnipresente, fors’anche alla morte.

Dalla provincia, le vicende di Dante e Colomba si spostano alla capitale, e successivamente a uno scenario internazionale inquietante e variegato.

Sull’onda di una narrazione dinamica quanto magistrale si confronteranno con avversari letali e improbabili alleati, in un gioco di specchi ove la verità è un conceto effimero, spesso determinato dalla volontà dei potenti. La scrittura di Dazieri, del tutto originale, attinge a piene mani dalla cultura pop (e nerd) degli ultimi 50 anni: gli appassionati potranno cogliere citazioni e omaggi a serie televisive vintage e pulp d’annata, collocati ad arte in un contesto di estrema attualità.

Il maggior pregio dell’opera? Impossibile a determinarsi. La caratterizzazione dei personaggi è tale per cui Dante, Colomba e tutti i comprimari “respirano” insieme al lettore, talvolta, come nel caso del “Tedesco”, alitandogli sul collo. L’intreccio, pur complesso, è sempre coerente: ogni tassello dell’immenso puzzle trova, prima o poi, la giusta collocazione; niente è lasciato al caso, la verosimiglianza non viene mai meno.

Grazie alla commistione di generi che spazia dal thriller, al mistery, fino a sfiorare l’horror, le emozioni si susseguono senza soluzione di continuità, in un caleidoscopio vertiginoso di rara efficacia. In alcuni passaggi Dazieri riesce a trasformare indignazione e sgomento in dolente compassione nell’arco di un singolo periodo: nel caso più emblematico, con la semplice descrizione di un disegno infantile.

Concludendo, la “Trilogia di dante  e Colomba” spacca; nell’accezione originale del termine, Dazieri si conferma un autentico mostro, un fenomeno sia letterario che umano. Siete ancora qui? Le librerie chiudono alle 19.

 

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