“Questa mattina dalla mia finestra ho guardato a lungo la campagna prima del sorgere del Sole, e non c’era che la stella del mattino, che sembrava molto grande. Daubigny e Rousseau hanno già dipinto questo, esprimendo tutta l’intimità, tutta la pace e la maestà e in più aggiungendovi un sentimento così accorato, così personale. Non mi dispiacciono queste emozioni. Credo che faresti bene a lavare quelle tele che sono ben asciutte con acqua e un po’ di alcool etilico per togliere il grasso e l’essenza della pasta. Così anche per il Caffè di notte, il Vigneto verde, e soprattutto per il paesaggio che era nella cornice in noce, Anche per la Notte (ma lì ci sono ritocchi recenti, che con l’alcool etilico potrebbero spandere).  Per quanto riguarda la mostra degli indipendenti, mi è assolutamente indifferente, fa’ come se non ci fossi. Per non rimanere assente e per non esporre qualcosa di troppo pazzo, forse potresti mandare Notte stellata e il paesaggio verde-giallo, che era nella cornice di noce. Poiché sono due quadri di colori contrastanti, forse riusciranno a dare agli altri lo spunto per ottenere effetti notturni migliori. […]”

Lettera a Theo, 2 Giugno 1889

 

 

 

Sono sicura che ognuno di noi conosca il dipinto “La notte stellata” di Vincent Van Gogh. Probabilmente nessuno però sa ciò che il dipinto racchiude. Vi siete mai chiesti, osservandolo, cosa provasse Van Gogh nel dipingerlo?

 

“Non c’era che la stella del mattino, che sembrava molto grande”

Dopo il tragico episodio dell’automutilazione dell’orecchio, Van Gogh attraversò varie vicissitudini e alla fine accettò di farsi ricoverare nella clinica per alienati mentali di Saint-Paul-de-Mausole, vicino a Saint-Rémy de Provence. Durante l’internamento, preso da un vero e proprio furore creativo, Van Gogh eseguì una notevole mole di dipinti. Egli, partendo dalla sua alienazione, rielaborava la realtà in quadri che concedevano ampio spazio alla sua immaginazione. Per quanto concerne la data esatta dell’esecuzione della Notte stellata la maggior parte degli esperti sono concordi nel sostenere che sia stata dipinta poco prima dell’alba del 19 giugno 1889, durante l’anno di permanenza nella clinica psichiatrica di Saint-Rémy-de-Provence: questa datazione sarebbe avallata da una lettera scritta da Vincent, desideroso di comunicare al fratello di aver realizzato «un paesaggio con gli ulivi e anche uno studio di un cielo stellato». Anche su tale cronologia, tuttavia, non mancano le controversie. L’artista, infatti, fa esplicito riferimento all’opera in una lettera risalente al 31 maggio (lettera n. 593) e l’esistenza di due lettere successive (lettere n. 594 e n. 595 rispettivamente del 9 giugno e del 19 giugno 1889) ci porta a quasi un mese prima del 19 giugno 1889. Alla datazione dell’opera contribuiscono anche ragionamenti di natura astronomica e cosmografica. Venere, alla fine di maggio e ai primi di giugno di quell’anno era effettivamente al massimo di luminosità (lo stesso van Gogh, nella precedente lettera, aveva osservato come «la stella del mattino sembrava molto grande»), oltreché osservabile prima dell’alba. Per determinare la data di esecuzione dell’opera c’è anche da considerare che il 19 giugno 1889 la Luna era ai tre quarti, e non al primo quarto, come invece appare nel dipinto.

Dopo averlo mantenuto inizialmente con sé Van Gogh mandò la Notte stellata al fratello Théo, residente in quei tempi a Parigi, in data 28 settembre 1889, insieme ad altri nove dipinti. Vincent si sarebbe procurato la morte un anno dopo, sparandosi una rivoltellata in un campo di grano maturo, e Théo lo avrebbe seguito nella tomba nel gennaio 1891: la Notte stellata, pertanto, passò sotto la custodia della vedova di Théo, Jo. Nel 1900 l’opera entrò nelle collezioni del poeta Julien Leclercq per poi divenire nel 1901 proprietà di Émile Schuffenecker, un vecchio amico di Gauguin. Jo, ricomprò il dipinto da Schuffenecker per poi venderlo alla galleria Oldenzeel nel 1906. Nello stesso anno l’opera fu acquistata da una gentildonna di Rotterdam, tale Georgette P. van Stolk, per poi pervenire nel 1938 alle collezioni del gallerista francese Paul Rosenberg. Nel 1941 la Notte stellata trovò la sua collocazione definitiva con l’acquisto da parte del Museum of Modern Art di New York, dove si trova tuttora.

Curiosità:

Era il punto di vista che aveva dalla sua finestra dalla stanza nel manicomio. Questo è reso noto dalla corrispondenza che il pittore aveva con suo fratello Theo.

Senza dubbio, Van Gogh non riprodusse il paesaggio che vedeva dalla sua finestra in maniera esatta, piuttosto lo prese come fonte di ispirazione. Inoltre, non incluse un dettaglio che avrebbe senza dubbio rovinato il dipinto: le sbarre del manicomio, le quali separavano la sua stanza, all’interno del manicomio, dal mondo esterno. Infatti in una lettera per suo fratello Theo, nel 1889 Vincent scrisse:

“Attraverso le grate di ferro della finestra, riesco a vedere un campo di grano… sul quale, nel mattino, riesco a vedere il sole che sorge in tutto il suo splendore.”

Un’altra inesattezza all’interno del dipinto di Van Gogh riguarda l’inserimento della provincia di Saint-Remy, il piccolo villaggio che appare in fondo alla notte stellata. Gli storici affermano che era impossibile che potesse vedere tale paesaggio dal manicomio. Si pensa quindi che si sia ispirato ai paesaggi dell’Olanda, dove era nato. Alcune teorie affermano che La notte stellata in realtà racchiuda dei simbolismi legati alla morte. In effetti gli alberi nel dipinto sono dei cipressi, i quali sono spesso associati ai cimiteri e alla morte. Van Gogh scrisse:

“Guardare il cielo mi fa sempre sognare…Perché, mi chiedo, i punti scintillanti del cielo non sono accessibili come i puntini neri sulla cartina della Francia? Proprio come prendiamo il treno per andare a Tarascon e Rouen, così prendiamo la morte per raggiungere una stella.”

Non esiste un’unica notte stellata ma molte altre, sebbene non così famose. Queste dimostrano la passione e la curiosità di Van Gogh per il cielo notturno. Un anno prima di terminare la notte stellata, il pittore olandese creò l’opera “Notte stellata sul Rodano” e prima di questa “Terrazza del caffè la sera, Place du Forum, Arles”. In entrambi i dipinti, Van Gogh ha catturato le luci del cielo notturno, queste sono state poi successivamente riutilizzate nella Notte stellata, oggi uno dei suoi dipinti più conosciuti.

Van Gogh non apprezzò mai La notte stellata, come il resto dei suoi lavori realizzati durante la sua permanenza a Saint-Remy. Ne è testimone una lettera inviata a suo fratello Theo dove affermava che gli unici dipinti che considerava veramente validi fossero solo Il campo di grano, La montagna, Il frutteto, Gli ulivi con le colline blu, Il ritratto e L’ingresso alla cava. “Il resto non mi dice nulla”, disse il pittore.

Anche se attualmente è visibile presso il MoMa di New York, La notte stellata è stata presentato al pubblico al Museum of modern art di Manhattan nel 1931. Ciò fu possibile grazie a una donna di nome Lilie Bliss, figlia di un mercante di tessuti e collezionista di arte moderna. Insieme a Mary Quinn Sullivan e Abby Aldrich Rockefeller, fondarono il suddetto museo, e nel 1931, sua figlia Lilie donò la maggior parte della sua collezione d’arte all’istituzione. Almeno fino al 1941 quando decisero di vendere La notte stellata. Chissà che sarebbe accaduto se le cose fossero andate diversamente.

La notte stellata e la scienza:

Un gruppo di scienziati ha rivelato, nel 2015, un particolare su cui mai nessuno s’era soffermato: la grande spirale del quadro, finora imputata all’esacerbazione di un suo malessere, rappresenterebbe un’entità cosmica ben precisa, la galassia M51. Ma come sarebbe arrivato a questo risultato il grande pittore? Gli studiosi rivelano che l’imponente ammasso stellare venne identificato per la prima volta nel 1773 dall’astronomo Charles Messier. Dopo di lui fu la volta di William Parsons, conte di Rosse, appassionato di astronomia e dotato di un telescopio potente, che verificò la complessità della galassia, direttamente collegata a un’altra “entità”, più piccola, battezzata M51B. Ne fece vari disegni che circolarono con successo e finirono in un libro che probabilmente consultò lo stesso Van Gogh. «Siamo convinti che la famosa “Notte stellata” sia frutto di questa consapevolezza da parte del pittore», dice Michael Benson, artista e fotografo statunitense, autore del libro “Cosmigraphics”. «Potrebbe avere visto i disegni a Parigi o nel manicomio in cui era ricoverato».

 

Voi avete mai visto il quadro dal vivo? Fatemi sapere se sapevate già la storia del dipinto.

With love

-Aurora

 

 

 

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Aurora

Testa tra le nuvole dal 1998.
Amo la letteratura, l'arte, le candele profumate e le polpette svedesi dell'Ikea