Gli aspiranti alla perfezione 

In generale vi è la tendenza di mescolare chierici e laici fino all’epoca moderna, anche se la proporzione dei chierici vi è sempre più accentuata; essa riunisce tutti coloro che rinunciano al mondo per servire Dio. Alcuni fanno vita solitaria, e gli eremiti casti, poveri ed umili che popolano i deserti steppici e boscosi sono personaggi ben noti ai contadini che spesso li cibano e vanno a chieder loro consigli, benedizioni, e anche interventi miracolosi; gli eremiti sono ugualmente ben noti ai viandanti smarriti che accolgono e che rimettono sulla strada giusta, dai cacciatori che passano non lontano dalla loro capanna dai tipacci dagli ufficiali forestali che vanno in cerca del miele o del legname da costruzione dai vagabondi, dai briganti, e anche dagli innamorati che rinunciano temporaneamente al mondo esterno. La maggior parte degli aspiranti alla perfezione vive tuttavia in gruppo in una casa comune secondo le prescrizioni di una regola e sotto l guida di un capo. Fra di loro solo una minoranza ha professato, ha abbracciato la condizione perfetta stabilita dalla regola, e sono i professi canonici, monaci, ecc.; alcuni sono stati ordinati sacerdoti ma nessuna regola impone che i professi siano obbligatoriamente ordinati; per secoli essi sono sempre considerati come dei laici. Il capo della comunità è l’abate, designato o eletto dai padri; ha una larga giurisdizione sui professi e sugli altri; gestisce il temporale, spesso considerevole, e a questo titolo gode, in epoca feudale, di una posizione preminente, come signore di numerosi vassalli e contadini; si fa aiutare da tutto uno strato maggiore di familiari: priore, a cui spesso affianca un vice-priore; prevosto, cameriere, tesoriere, infermiere, elemosiniere, cellerario, cantore… La vita quotidiana di questi religiosi dipende dunque da un lato dalla regola adottata, dalla sua applicazione più o meno rigida, e, d’altra parte, dalla situazione locale del monastero: numero dei monaci, ricchezze fondiarie… La presenza di ordini anche mendicanti ha una grande influenza, poiché erano volti all’azione e vivevano nel mondo, in seno alle città, o predicando e confessando lungo le strade, in tutti gli ambienti. Impossibile ricordare la vita medievale senza dare un posto notevole a questi religiosi e in genere a tutti questi monaci ed aspiranti alla perfezione. Rari gli ordini che sono scomparsi nel medioevo; nessuno ha esattamene sostituito quelli che lo avevano preceduti; tutti si sono giustapposti nel corso dei secoli.

La Chiesa e il mondo 

Mentre gli aspiranti alla perfezione separati dal mondo dalle mura del loro convento e dalla varietà delle vite e della condizioni, dalla stretta osservanza della regola, per un pezzo non si sono distinti in vario modi dalla massa dei laici, del personale al servizio della divinità che vive nel mondo si organizza rapidamente in un ordine doppiamente gerarchizzato in base alla capacità o al potere. La stretta gerarchia che regge il clero occidentale deriva in gran parte alla strutture amministrative del basso impero, cioè da quelle che il cristianesimo ha conosciuto quando si è impiantato nel mondo romano; la cellula principale ne era la famosa città antica; un certo numero di città si raggruppava in province, che avevano per capitale una di esse. Il sacerdote della città dipendeva in qualche misura da colui che vegliava sulla metropoli. Ma col progresso della cristianizzazione e la conversione degli elementi rurali il vescovo non è stato più l’unico sacerdote della città. Consolo è stato circondato, aiutato, consigliato, da un certo numero di chierici che stavano intorno a lui, quelli che costruirono il capitolo della cattedrale; ma soprattutto si sono formate attorno alla città episcopale le nuove cellule elementari della cristianità occidentale, le parrocchie, cui davano vita numerosi chierici. La parrocchia ha una notevole forza di coesione economica, perché, come abbiamo visto, è nata contemporaneamente alla costituzione del villaggio. Talvolta, col progresso dei dissodamenti e la crescita della popolazione una parrocchia troppo grande si divide in nuove parrocchie; il primitivo parroco diventa allora un decano, ha un certo diritto di sorveglianza sui nuovi vicari le cui parrocchie restano raggruppate in un decanato. Parecchi decani si riuniscono in un arcidiaconato e parecchi arcidiaconati formano una diocesi, che molto spesso in luoghi romanizzati corrisponde alla vecchia città e dipende dal punto di vista spirituale dal vescovo, personaggio fondamentale per la chiesa cristiana.

La chiesa tutrice dell’occidente 

I chierici, in apparenza tanto influenzati dai laici al punto da perdere una gran parte delle loro virtù hanno di fatto chiuso tutta la società occidentale nella rete della loro stretta gerarchia, nell’osservanza obbligatoria di un certo numero di riti e di prescrizioni. Hanno del pari sorvegliato e guidato gli sforzi, dosato e verificato l’acquisizione delle conoscenze, mantenuto la divisione della società in ordini voluti da Dio e combattuto aspramente coloro che contestavano un tale monopolio educativo o una tale visione del mondo. La chiesa ha il diritto di giudicare in parecchi casi tutti i cristiani e in tutti i casi i chierici o le persone a loro assimilate; questo tribunale è diverso dagli organi di giustizia laici di cui possono disporre vescovi, abati, capitoli, in quanto signori qualificati all’esercizio di alta o bassa giustizia, in quanto detentori del banno. In primo luogo la chiesa giudicano in foro interno: è censore implacabile di tutti i peccati commessi e, attraverso il tribunale della penitenza, rimette parte della pena dovuta per questi peccati in cambio di una penitenza proporzionata alla loro gravità, da non confondersi con la pena temporale che hanno potuti meritare; un delitto punito materialmente con prigione o con ammenda può richiedere anche un pellegrinaggio o una pubblica penitenza. In certi casi il vescovo o il legato o il papa possono lanciare una scomunica contro il colpevole, che è allora escluso dalla chiesa e dalla società, poiché è privato di tutti i sacramenti che ne sono il fondamento e di ogni contatto con gli altri cristiani. Il foro esterno è investito delle cause perso ali o reali. Sono reputate cause reali tutte quelle che riguardano i sacramenti, i delitti relativi allo spirituale, i testamenti, parecchi giuramenti o impegni, i beni della chiesa, i benefici; causa personali tutte quelle che riguardano un chierico o persona ad esso assimilata. Si capisce così l’incredibile quantità di processi sottratti alla giustizia civile e portati direttamente davanti al vescovo o al giudice vescovile; poiché il matrimonio era un sacramento, tutte le questioni matrimoniali erano di loro competenza; del apri la maggior parte dei casi d’adulterio o infanticidio; e anche la stragrande maggioranza dei testamenti, tutti quelli che comportavano dei pii legati. I beni della chiesa non erano tutti luoghi d’asilo riconosciuti; d’atra parte alcuni erano dei feudi il cui possessore era la chiesa, ma il cui proprietario eminente era un signore laico che cadeva sotto il giudizio del tribunale pubblico; bisognava dunque che quest’ultimo deliberasse in primo luogo sulla qualità del bene prima che si sapesse se il foro poteva esserne investito. Altrettanto accadeva per le decime o per i giramenti perché se prendere a testimoni Dio e i santi avrebbe dovuto normalmente comportare la competenza del foro, il fatto che un tale giuramento fosse alla base dei vincoli vassallatici e della feudalità avrebbe comportato la competenza della chiesa nella stragrande maggioranza delle cause civili o pubbliche. Molti contratti invece erano passati per volontà dei due contraenti al giudice del tribunale vescovile; la chiesa ne era dunque garante e ogni eventuale contestazione doveva essere portata davanti a colui che aveva apposto il suo sigillo sullo scritto. A questo modo non solo l’ordine dei chierici era nettamente distinto dal resto della società cristiana per i suoi privilegi, ma controllava efficacemente attraverso il foro esterno e interno, l’essenziale delle sue attività.

 

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Written by

Sara

Artista. Classe 1998. La big delle sette sorelle Greffi.
○ Fondatrice del blog Sara Scrive e manager della @Scrive_Squad
○ Content creator
○ Condivido la mia passione per l'arte e tutto ciò che sembra uscito da un film