“Is there somebody who can watch you” è la sedicesima traccia dell’eponimo album dei The 1975, rilasciato il 2 Settembre 2013.
Matty Healy, il frontman della band, ha scritto questa ballata parlando del momento in cui ha lasciato casa. Il gruppo doveva iniziare un tour e seguire i suoi sogni stava per portarlo lontano. Ciò che da fuori non si vede tra tutto il luccichio emanato dalla storia di qualcuno che ce l’ha fatta, è che andare lontano comporta lasciare coloro che amiamo, le strade in cui siamo cresciuti, le pareti della nostra stanza che tanto a lungo abbiamo fissato sognando di andar via.
Matty viveva ancora con i suoi genitori quando, nel 2012, la band ha iniziato ad avere successo.
Nello stesso tempo i suoi genitori stavano divorziando.

In un’intervista rilasciata al The Guardian diceva:

“December of last year I went on tour and they sold that house. I went home for two days to move out of my house, and I wrote and recorded ‘Is There Somebody Who Can Watch You,’ the last song on the album, about that moment. So I left and I’ve not really been home since.”

La malinconia si muove tra le parole usate per descrivere questo momento.
E come sarebbe possibile sfuggire alla malinconia quando si torna in quella che da sempre è stata la nostra casa per portare via tutto ciò che vi si è accumulato nel corso degli anni, tutto ciò che ha contribuito a renderla tale e a farla diventare nostra?
E alla tristezza… … quando all’improvviso ti giri ed è spoglia, le stanze sono vuote, riempite solo dalla luce che passa tra le finestre; gli scatoloni sono fuori dalla porta e mentre ce la chiudiamo dietro diamo un ultimo sguardo, sperando di non perdere tutti i ricordi che l’hanno abitata.

I know it’s me that’s supposed to love you

“I know it’s me that’s supposed to love you and when I’m home you know I got you. Is there somebody who can watch you?”

La canzone parla della responsabilità che Matty sente verso il fratello minore in quel particolare momento della loro vita.
Sa che il suo compito è amarlo e prendersene cura e quando è a casa può essere lì per lui tutte le volte che ne avrà bisogno.
Ma quando andrà via chi se ne occuperà?
Ci sarà qualcuno che farà per lui quello che un fratello maggiore vorrebbe fare per sempre?
Stringergli la mano e dirgli che andrà tutto bene.

“Is there somebody who can watch you?”

È un interrogativo che, quando si muove sulle note del piano che accompagna la canzone, mi spezza il cuore in due: è esattamente quello che pensavo guardando mio fratello sorridere.
Mi trovavo nella stessa situazione che ha vissuto Matty e avrei voluto solo difenderlo da tutto.
E lui sorrideva.
La sua capacità di sorridere anche nei momenti bui è una cosa che ho sempre ad un tempo invidiato e ammirato.
Non importa se un divorzio sia calmo o turbolento, che lo si voglia o no apre delle ferite, in chi si è amato e nei figli.
Le cose smettono di essere come sono sempre state e, se casa non sono solo dei muri ma le persone che ti ci fanno sentire, quando una di loro se ne va, quella sensazione di sicurezza la segue.
E sembra che non ci si possa più sentire a casa.
Ci vuole tempo per guarire, per ritrovare un equilibrio che ti faccia stare di nuovo bene, che non ti faccia sentire a metà, spaventato anche dal vuoto che si crea tra un tuo passo e l’altro.
Ed è naturale soffrire in questo caso, come è naturale desiderare che gli altri membri della famiglia non soffrano.
Ma è impossibile salvare tutti.
Durante il divorzio dei miei genitori ho cercato, forse nel modo sbagliato, di evitare che mio fratello soffrisse ma di recente, parlando con lui, ho capito che non era servito.
Perché è così che funziona: ognuno di noi porta il suo bagaglio di dolore e deve affrontarlo da solo.
Ci sono canzoni che ti connettono con chi le canta più di altre e per me questa è una di quelle canzoni.
Matty vorrebbe solo restare a proteggere il fratello e allo stesso tempo è costretto ad allontanarsi per non far sfumare il suo sogno.

Music for crying

Questa canzone è stata da lui definita come la più triste dell’album.
Non nego che ogni volta che l’ascolto una lacrima mi riga la guancia.
Perché mi fa pensare a mio fratello.
Il mio fratellino che spesso si è rivelato più grande e forte di me.
Questa canzone dipinge musicalmente la sensazione che ho provato quando ho lasciato casa per andare all’università.
I miei erano separati, la casa in vendita e le valigie per trasferirmi altrove pronte.
Mi sentivo spaccata a metà: da un lato c’era la voglia di iniziare qualcosa di nuovo e di scoprire tutto quello che sarei potuta diventare e dall’altro la paura, la paura di non poter più essere a casa, vicino a chi amavo.
Mio fratello era già cresciuto, erano i suoi ultimi anni di liceo e io probabilmente avrei perso molte cose.
Il suo primo amore, le sue delusioni, le sue sbronze, l’ansia per la maturità.
Quando vuoi bene a qualcuno vorresti essere sempre a due passi di distanza, pronta a correre quando c’è bisogno di te.
Ma è stato scritto che a volte la vita non è abbastanza grande da tenere insieme tutto quello che riesce ad immaginarsi il desiderio.

Hold me close

“Hold me close
I stopped by
just to wash my clothes”

Queste due righe descrivono parte del rapporto con mio fratello dopo che sono andata all’università.
Tornavo a casa e mi fermavo pochi giorni, forse giusto il tempo di lavare qualche vestito sporco, e ci abbracciavamo sempre a lungo.
Una volta partita, ormai a chilometri di distanza, ho spesso ripensato a come mi ero comportata con lui, alle cose che avrei potuto fare meglio.
Alle cose che avrebbe meritato io facessi meglio.
Chiudevo gli occhi e lo immaginavo svegliarsi in ritardo la mattina e poi correre con la sua moto verso la scuola; lo immaginavo la sera bere qualche birra, fumare con i suoi amici; e ancora lo immaginavo la notte con la testa appoggiata sul cuscino a rotolarsi tra pensieri che lo tenevano sveglio fino a tardi.
È sempre stato uno di quelli che con il buio si infila dentro se stesso e affronta i suoi demoni, senza disturbare e senza chiedere aiuto.
Vorrei sapesse che non è solo e che con me può sempre parlarne perché niente mi farebbe più felice di aiutarlo ad affrontare ciò che lo tormenta.
Quello che mi spezzava il cuore era sentire che stava crescendo e non poter essere lì a vederlo, non poter essere lì per buttarmi di sotto tutte le volte in cui fosse caduto così che l’impatto non fosse troppo duro e gli venisse più facile rialzarsi.
Avrei sempre voluto tenergli la mano come quando eravamo piccoli.
So che avrei potuto fare di meglio, so che avrei potuto essere una sorella migliore.
Mi mancava sempre.
Allontanarmi mi aveva reso consapevole del fatto che gran parte della mia forza derivava dal pensiero che lui c’era, che non importava quanto tempo avremmo trascorso senza vederci o senza parlare, non importava quante volte avevamo litigato e quante volte non ci eravamo capiti.
Lui sarebbe sempre stato lì per me.
Stava diventando una persona fantastica e io non ero sicura di meritarmi tanto nella vita, non ero sicura di essere alla sua altezza, di potergli dare indietro un giorno tutto quello che lui aveva dato a me.
Il sorriso paziente quando gli chiedevo di fare qualcosa, la sua capacità di stemperare la mia rabbia.
Tornare a casa e trovarlo cresciuto mi faceva così male… da sorella maggiore avrei voluto che restasse sempre piccolo come quando riuscivamo a stare in due dentro lo stesso divano e qualunque cosa gli fosse successa avrei potuto proteggerlo.
Adesso era diverso, non conoscevo tutto quello che faceva, provava e viveva.
Mi rendevo conto che c’erano dolori che avrebbe dovuto affrontare da solo mentre io sarei stata distante e questo mi tormentava.
Quando ami qualcuno daresti un braccio purchè non soffra mai.

“Is there somebody who can love you?”

Tornavo a casa e all’arrivo mi dava un abbraccio lungo e forte, lo stesso che mi dava un attimo prima che mi avviassi verso l’aeroporto.
Mi chiedevo se fosse abbastanza forte da cavarsela senza me vicino.
E invece probabilmente sono io che non potrei cavarmela senza di lui.
È stato molto forte e quando ne ho avuto bisogno è diventato la mia stella polare.
Se non ci fosse stato lui forse avrei perso la strada, sarei stata un viaggiatore senza bussola.
Pur essendo il più piccolo fra i due, mi ha insegnato tanto.
Mi ha insegnato che dal nero è possibile ricavare dei colori: passava ore a frugarsi dentro e a pensare ma da quei momenti, che io non sono mai stata in grado di gestire, ha tirato fuori una musica bellissima.
Mi ha insegnato il coraggio.
Il coraggio di inseguire i suoi sogni, pur avendo tutti contro, pur non trovando la strada facile e dovendo tentare più volte.
Mi ha insegnato la forza di credere e non arrendersi.
E mentre scrivo, mentre sto per scrivere che adesso che è anche lui fuori casa ad inseguire la persona meravigliosa che sono sicura diventerà e che dio quanto mi manca, ha appena bussato alla porta: è tornato a casa a sorpresa.
Perchè chi ti ama trova sempre il modo per tornare da te… e sorrido, perchè sono felice e perchè adesso gli dirò proprio questo, perchè è questo che, per quanto non perfetta come sorella, sono sicura di poter sempre fare: ogni volta che torni, mi troverai sempre ad aspettarti.

I preferred it before

È vero, anch’io come canta Matty all’inizio della canzone, preferivo le cose com’erano prima, quando stavamo insieme, quando eravamo ad una stanza di distanza.
Ma sapere che pure lontano è felice e ama quello che fa… rende felice anche me.
È tornato a casa per qualche giorno, proprio durante i giorni in cui scrivevo di lui: questa coincidenza mi fa sorridere.
Ieri sera è partito.
La casa è più vuota ora che non c’è.
Quando ritorna e poi se ne va, si porta sempre dietro un pezzo di me, il pezzo che si sente completo solo quando lui è qui intorno, un pezzo di me che non sono un granché ma mi ripeto sempre che per lui vale la pena di provare a migliorare, senza arrendermi mai.
Lui non si arrenderebbe con me.
L’amore sapete è fatto di piccole cose e quando puoi goderne una volta ogni quattro mesi lo realizzi… che sono grandi.
Tipo svegliarti la mattina perché lui non sente la sveglia o ha messo la musica troppo alta.
Io sono arrabbiata ma lui sorride cantando.
Vorrei il tuo buonumore.
Gli sguardi complici a tavola, i segreti confidati al volo nei cinque minuti in cui non c’è nessuno.
Aspettarci per fumare una sigaretta insieme – perché tutto ha più gusto se lo faccio insieme a te.
Un viaggio in macchina con la musica alta, il silenzio quando ci stiamo parlando senza parlarci… e ancora il silenzio, quando lo interrompiamo per cantare a squarciagola una canzone che piace ad entrambi… e poi ridiamo.
Il sole gli passa davanti e lui continua a cantare – è sempre stato più bravo di me a cantare e forse anche a guidare – penso – mentre tiene le mani sicure sul volante.
Grazie.
Con te non ho mai paura.