Sono incappata in questa serie mentre ne stavo scaricando un’altra e per poco non mi sono messa ad urlare. Da piccola ero una grandissima appassionata dei libri e non riuscivo a credere che, dopo tutti questi anni, la Netflix avesse deciso di fare un adattamento della serie del 1990! Nemmeno a dirlo, l’ho recuperata praticamente in due giorni e me ne sono innamorata. Quindi, ecco a voi tre motivi per guardare The babysitters club!

I personaggi

Innanzitutto, a differenza di come capita con tantissime serie, gli attori dimostrano l’età dei personaggi. Non so se vi è mai capitato di guardare una serie e di pensare: “Ma come è possibile che questi siano dei liceali?” -e no, ogni riferimento a Riverdale non è puramente casuale. Le attrici che interpretano le protagoniste hanno infatti uno, massimo due anni in più dei loro personaggi e questa cosa fa fare tantissimo. Di ciò ovviamente risente, in senso positivo, anche la trama: ci troviamo davanti a delle ragazzine in preda a mille cambiamenti in un mondo che sembra sempre più grande di loro. Kristy, Claudia, Mary Anne, Stacey e Dawn si trovano alle prese con le prime volte tipiche della loro età. Le prime cotte, le prime delusioni a scuola e in famiglia… e proprio per questo è impossibile non ritrovarsi almeno un po’ in loro e nelle loro avventure.

Ricordi e novità

Ricordo che da piccola una cosa che mi annoiava terribilmente dei libri era che in ogni singolo volume l’autrice facesse un riassunto della storia di ogni singolo personaggio -chi era, che carattere aveva, da chi era composta la sua famiglia…-. Erano pagine che mi annoiavano terribilmente e di cui non riuscivo a capire il senso, tanto che spesso le saltavo o le leggevo soltanto in parte. Questa cosa nella serie è stata totalmente eliminata, ma per il resto era come guardare l’esatta trasposizione del lavoro dell’autrice. Mentre guardavo mi sono tornati in mente tanti piccoli dettagli -Claudia che nascondeva i dolci nei posti più assurdi della sua stanza o Kristy che durante le riunioni indossava sempre un cappello con la visiera-, che nella serie vengono riprodotti fedelmente e che la rendono un vero e proprio tuffo nel passato.

Il bello però, è che l’adattamento è stato modernizzato in maniera perfetta. Nella serie infatti ci sono delle piccole sotto trame, specie a tematica LGBTQI+, che fanno sorridere perché perfettamente normalizzate. In uno degli episodi infatti, Mary Anne si ritrova a dover portare in ospedale la bimba per cui fa da babysitter e riesce a superare la sua timidezza parlando con il medico e l’infermiera quando questi misgenderano la bambina. Piccole cose che però significano tantissimo: in una serie destinata ad un pubblico così giovane è davvero importante far passare questo tipo di messaggi.

Gli episodi

Metto le mani avanti e dico che qui il problema potrei essere io. Non so perché, ma recentemente ho davvero problemi a concentrarmi anche soltanto a guardare una serie. Una delle cose che mi ha spinto a cominciare The babysitters club è il fatto che la serie abbia soltanto dieci episodi dalla durata di circa mezz’ora. Non solo, ma essendo una serie pensata per ragazzi la trama non è complicata da seguire, specie per chi conosce i libri.

Insomma, una serie che in Italia è stata pubblicizzata davvero poco -gli unici post che ho visto a riguardo su Instagram erano della pagina americana di Netflix-, ma che vale davvero la pena di guardare per fare un tuffo nel passato o anche per immergersi in un clima di amicizia e affetto e che spero davvero venga rinnovata per una seconda stagione!

Voi avete visto la serie? O avete letto i libri? O siete della generazione precedente alla mia e avete guardato la serie originale da cui è tratto questo adattamento?

Fatemelo sapere con un commento!

Grazie per aver letto fino a qui <3

Alice