I soliti ignoti è stato un film di Mario Monicelli ora adattato da Antonio Grosso e Pier Paolo Piciarelli per il teatro. 

Sci-sci-sci-scientifica! 

Trama 

Siamo in Italia, in un’Italia post guerra che fatica a decollare, in un’Italia in cui “i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sono sempre più poveri”. Sbarcare il lunario e sopravvivere è complicato e così un gruppo di amici si improvvisa banda di ladri per tentare il colpo del secolo. Ce la faranno? 

Cast-personaggi 

Augusto Fornari – Cosimo
Salvatore Caruso – Capannelle
Antonio Grosso – Mario
Vito Facciolla – Ferribbotte
Vinicio Marchioni – Tiberio
Giuseppe Zeno – Peppe (il Pantera)
Marilena Anniballi – Nicoletta/Carmela
Ivano Schiavi – Dante 

Commento 

I soliti ignoti è uno spettacolo leggero con una forte presenza umoristica, è uno spettacolo che si vedrebbe benissimo mangiando i popcorn perché è spensierato al punto giusto anche se non manca lo spunto di riflessione. Secondo me non è uno spettacolo incisivo al massimo ma credo non abbia nemmeno la pretesa di esserlo, è semplicemente da guardare per risollevare l’umore in una giornata grigia o per colorare una giornata già variopinta. A me è piaciuto, i primi quaranta minuti -preintervallo- sono letteralmente volati e i cinquanta minuti successivi mi hanno tenuta incollata alla poltrona in attesa di scoprire -pur sapendo la verità- se i nostri eroi ce l’avrebbero fatta. 

i soliti ignoti

La storia 

Il vero fulcro della narrazione è indubbiamente il furto ma tutto il contorno è decisamente la parte migliore. Forse questa mia percezione deriva dal fatto che sapevo già come sarebbe andata a finire ma, se ci pensiamo bene, il furto viene messo in scena solo negli ultimi minuti dello spettacolo. Le premesse, invece, così come le peripezie dei nostri eroi si susseguono per tutta la prima e la seconda parte de I soliti ignoti. Quindi, sì, il furto continua ad essere il destino finale, il punto di arrivo, ma lo sviluppo della storia pre-furto ha, secondo me, un’importanza maggiore.  

i soliti ignoti

Le musiche 

Buonissimo l’uso della musica -ad opera di Pino Marino- nelle parti non parlate e all’inizio dello spettacolo. Mi piacciono molto le messe in scena che presentano un forte uso della musica perché secondo me rendono ancora migliore l’esperienza teatrale. Ne I soliti ignoti, inoltre, la musica non è mai invasiva e permette allo spettatore di calarsi davvero in ciò che andrà a vedere. La musichetta iniziale, in particolar modo, mi ha permesso di entrare nel vivo e di concentrarmi in tutto e per tutto su quello che sarei andata a vedere di li a poco.  

Le interpretazioni 

Vinicio Marchioni è stata una gran bella scoperta: schietto, serio ma anche pieno di humor e di assi nella manica da sfoderare all’occorrenza. Il suo monologo con “il ragazzino” in braccio, fatto in carcere, è stato uno dei momenti più belli presentì all’interno della narrazione e mi ha permesso di apprezzare tutto l’amore che l’attore ha riversato ne I soliti ignoti.  

Buonissima prestazione anche di Salvatore Caruso, la parte strana del gruppo, quello “vestito come un ladro”, che all’occorrenza diventa narratore e che, con la sua fame incontenibile, suscita ilarità appena mette piede sul palcoscenico. Ottima performance anche per Antonio Grosso, che impersona a meraviglia il ragazzo eternamente indeciso, diviso tra un lavoro vero e il colpo con la banda, ma con un amore assoluto per Carmela -la sorella di Ferribbotte-. Per quanto riguarda Giuseppe Zeno, non ero mai riuscita ad apprezzarlo più di tanto in televisione ma qui mi ha molto colpita perché è riuscito a giocare in modo eccellente con la balbuzie del “suo” Peppe e a formare un duo di ferro con Tiberio e, di conseguenza, con Vinicio Marchioni.  

i soliti ignoti
Tiberio e Peppe

Molto buone anche le interpretazioni di Augusto Fornari, Vito Facciolla, Marilena Anniballi e Ivano Schiavi. 

Le interpretazioni sono la cosa che mi è piaciuta di più dello spettacolo, senza nulla togliere al resto, perché tutti si sono dimostrati all’altezza e incredibilmente nella parte. Mi è sembrato come se gli interpreti fossero nati apposta per impersonare il personaggio loro affidato. 

La scenografia 

La scenografia rimane la stessa dall’inizio alla fine e questo è un altro punto a favore dello spettacolo perché troppe sofisticazioni, secondo me, non sono necessarie se alla base ci sono una buona regia, delle buone interpretazioni e un buon uso dello spazio. Durante il colpo vero e proprio, inoltrel’ingegnosa costruzione operata dalla banda e il sapiente uso degli ingranaggi rende possibile la percezione ancora maggiore di uno spazio molto tridimensionale. 

Conclusioni 

i soliti ignoti

I soliti ignoti è uno spettacolo che consiglio a tutti, in particolar modo ai ragazzi e alle ragazze perché le risate non mancano e lo spettacolo non è pesante né monotono o noioso. 

E voi avete visto questo spettacolo? Scrivetelo nei commenti! 

Ilaria 

Written by

Ilaria

Sono una studentessa universitaria appassionata di teatro e di recitazione in generale ma anche di tennis.