L’Attraversaspecchi di Christelle Dabos

Il 9 ottobre uscirà in libreria l’attesissimo terzo volume della saga L’attraversaspecchi della scrittrice francese Christelle Dabos, La memoria di Babel, saga edita in Italia da Edizioni E/O che, con questi volumi, si apre ad un genere nuovo, quello fantasy.

Dal momento che l’uscita è imminente e ho letteralmente divorato il primo volume e aspettato impazientemente il secondo (uscito in Italia questo gennaio), è doveroso che ve ne parli e soprattutto vi spieghi perché questo fantasy è così amato ed apprezzato anche da chi non è un estimatore del genere ed è ormai sulla bocca di tutti.

Quale è il motivo per cui tutti sembrano così presi da questa storia?

Se è vero che questa saga rientra a tutti gli effetti  nel genere, è pur vero che se ne distacca enormemente per ambientazione ed elementi tipici. Per intenderci, non siamo di fronte ad un fantasy ad ambientazione medievale, con draghi, castelli e cavalieri.

Ci troviamo infatti nella belle époque, ma in un mondo ben diverso dal nostro: molto tempo addietro, il vecchio mondo è andato in frantumi nella Lacerazione e si sono create delle isole, le arche, che fluttuano nel cielo. Ogni arca ha il suo spirito di famiglia che ha trasmesso alcuni dei suoi poteri ai suoi discendenti, gli abitanti di queste isole fluttuanti, unico rimasuglio del vecchio mondo.

Uno dei punti di forza della saga è proprio la sua geografia originale e particolareggiata: la scrittrice è riuscita a creare un mondo strabiliante, mutevole e non fine solo a se stesso, ma che anzi gioca un ruolo narrativo di rilievo. Infatti, ogni arca ha una sua struttura politica, nessuna è gestita allo stesso modo e questo è uno dei punti su cui ruota il romanzo: Ofelia, la protagonista, è stata promessa sposa a Thorn, nobile abitante di un’altra arca, quella del Polo, che si differenzia molto da quella originaria della protagonista, Anima.

Altra caratteristica che sicuramente rende il romanzo particolare è la sua nota steampunk, che ben si sposa con l’ambientazione: la ritroviamo nella struttura strana e contorta di Città-Cielo, negli strumenti che di tanto in tanto i personaggi utilizzano, nell’unione tra magia, se di magia possiamo parlare, e tecnologia.

Ad alzare l’asticella del romanzo è la scrittura, decisamente ottima: Dabos tiene su un intreccio piuttosto complesso (soprattutto nel secondo volume) e lo fa in modo perfetto, soprattutto tenendo presente che stiamo parlando di libri da più di 500 pagine ciascuno. In nessun momento del romanzo il lettore si sente smarrito, nonostante i molti accadimenti e personaggi e, soprattutto, sebbene la scrittrice ci introduca ad un mondo geograficamente complesso e diverso dal nostro, lo fa in modo da non risultare pesante: insomma, siamo lontani dal pericolo “spiegone”. Tutto quello che scopriamo lo scopriamo nel momento in cui Ofelia ne viene a conoscenza, e ciò permette al lettore di immergersi totalmente nella storia, di venirne catturato e di avere voglia di proseguire.

Dabos è decisamente brava nelle descrizioni, quasi evocativa direi: ne risultano immagini molto vivide, cosa che gioca enormemente a favore di una storia la cui ambientazione è così importante.

Dal momento che scenderò nel dettaglio dei due romanzi, ci potrebbero essere piccolissimi spoiler!

Fidanzati dell’inverno. L’Attraversaspecchi libro 1

«Lo sguardo, però, non sarebbe mai più stato come prima. A forza di vedere illusioni aveva perso le proprie, e andava bene così. Quando le illusioni spariscono rimane solo la verità. I suoi occhi si sarebbero rivolti meno verso l’interno e più sul mondo. Avevano ancora molto da vedere e da imparare.»

 

Come dicevamo, la protagonista è Ofelia, abitante di Anima e discendente di Artemide, da cui ha ereditato il potere di leggere gli oggetti e di attraversare gli specchi.

Ofelia è stata promessa in sposa a Thorn, uno straniero abitante del Polo, arca in cui anche Ofelia è costretta a trasferirsi.

Il Polo è un luogo ostile sia per il suo clima rigido che per i suoi abitanti: non ha nulla della calorosa e familiare arca di Anima.

Qui gli abitanti con i poteri sono divisi in clan, ognuno con il suo potere specifico, che si scontrano in una guerra fredda continua per avere i favori dello spirito che governa quest’arca, Faruk.

La protagonista si trova così catapultata in un mondo che non le appartiene e deve riuscire da sola a fronteggiarlo e ad orientarvisi, in un crescendo di intrighi e domande.

Ofelia, tra tutti, è il personaggio che più ho apprezzato: lontana dall’essere la classica protagonista bellissima, impavida e che cerca l’amore, è invece di una bellezza piuttosto anonima, si cura ben poco della sua estetica, è gracile, porta occhiali che cambiano colore a seconda del suo umore, una sciarpa vecchia e dal carattere piuttosto impertinente e soprattutto esita, ha paura di fare le mosse sbagliate, non si sente a suo agio e deve imparare a sopravvivere. Ha due poteri: sa leggere la storia degli oggetti e sa attraversare gli specchi.

Sono entrambi poteri molto interessanti e soprattutto che avranno un ruolo decisivo più avanti, ma in questo primo romanzo Dabos li sfrutta molto poco, sebbene lo faccia sempre con intelligenza, anche se mi sarebbe piaciuto che si fossero visti di più.

Thorn, invece, ci viene presentato da subito come al limite del misantropo, freddo e calcolatore: c’è chi ha definito i suoi comportamenti maschilisti, ma a me verrebbe da dire che, semplicemente, si ritiene superiore a chiunque lo circondi, compresa Ofelia. In ogni caso, viene sempre sottolineato come i suoi comportamenti siano sbagliati, tanto che l’intera situazione non è affatto romanticizzata ed Ofelia non è innamorata di lui. Insomma, non si tratta di una storia d’amore a tutti gli effetti.

L’intero romanzo è un preludio, quindi, a quello che verrà narrato in seguito e proprio per questo in qualche passaggio risulta essere più lento, per quanto sia assolutamente godibile e tenga sempre molto alta l’attenzione del lettore.

Questo primo romanzo, forse più del secondo, è un vero e proprio bildungsroman, un romanzo di formazione di Ofelia, che si trova in un mondo estremamente lontano dal suo, fondamentalmente da sola, e con l’unica indicazione che è quella di non fidarsi né di chi la circonda né di quello che vede.

Si trova a fronteggiare maschere e illusioni, in un gioco di specchi, spazi che mutano forma e la consapevolezza di doversela cavare da sola.

Il punto debole del libro è la caratterizzazione dei personaggi: al di fuori dei protagonisti, che pure in alcuni atteggiamenti risultano un po’ stereotipati, gli altri personaggi restano piuttosto tratteggiati, potenzialmente interessanti ma da sviluppare meglio.

Gli scomparsi di Chiardiluna. L’Attraversaspecchi libro 2

«Quando vi ho detto che avevate una predisposizione naturale alle catastrofi non era un invito a dimostrarmelo.»

Se nel primo romanzo Ofelia era smarrita in un mondo che non conosceva, qui la ritroviamo cambiata: sa come usare la sua astuzia, ha un obiettivo e ha studiato come raggiungerlo. Mente e gira le situazioni a suo favore, ha imparato come stare al gioco.

Soprattutto, usa moltissimo i suoi poteri, che infatti saranno anche uno dei punti centrali del romanzo.

Siamo entrati nel vivo della situazione: il primo libro ci ha introdotti a questo mondo e nel secondo ci troviamo sommersi da eventi. La trama è fittissima, ci sono diversi fili narrativi che la scrittrice sa tenere bene senza rischiare di confondere il lettore, fili che andranno poi a confluire in un unico, grande, snodo centrale, che lascerà sorpresi.

Il secondo volume della saga non lascia niente al caso: tutto quello che nel primo libro era stato introdotto, solo tratteggiato e accennato qui viene ripreso e approfondito, cosa che fa comprendere che nulla nella storia è casuale, ma tutto è inserito in uno schema più ampio e ben studiato.

I personaggi sono approfonditi e meglio caratterizzati: nel primo romanzo abbiamo assistito ad un già parziale cambiamento di Ofelia, che qui è molto evidente, così come è evidente il cambiamento di Thorn e anche del loro rapporto.

In qualche modo, diventano “alleati” o comunque smettono di remarsi contro e in questo modo si scoprono altri lati dei loro caratteri: Thorn in particolare dimostra di tenere a lei, sebbene abbia un modo decisamente atipico di dimostrarlo, e smussa in parte alcuni dei suoi lati più taglienti.

Il loro rapporto subisce un cambiamento nel momento in cui Thorn si apre ad Ofelia, smette di trattarla quasi come inferiore, come se non fosse capace di badare a se stessa da sola, ma inizia invece a riconoscerne la forza, a darle fiducia.

Il grande tema del romanzo è la libertà e la volontà di disattendere a certe aspettative se si ritiene siano sbagliate.

Ofelia vuole autodeterminarsi, liberarsi dal giogo dell’autorità familiare e, soprattutto, sfida più volte apertamente Faruk. Lo stesso Thorn disattende le aspettative, prende scelte difficili e soprattutto capovolge, nel finale, ogni opinione su di lui.

Anche questo secondo volume mi ha lasciata con il fiato sospeso fino alla fine e sconvolta sul finale: nettamente migliore del primo, che già era un libro assolutamente degno di nota.

 

Nel complesso quindi consiglio assolutamente questa saga: si presenta benissimo a livello estetico, è ben scritta e risulta godibilissima ad amanti del fantasy e non. Il mondo costruito dalla Dabos non ha solo il fine di raccontare una storia, ma lascia messaggi ben più importanti: quello di scoprire se stessi e le proprie forze e debolezze e quello di autodeterminarsi, di combattere per ottenere la propria indipendenza.

Una saga da non lasciarsi scappare, avete tempo fino al 9 ottobre per recuperare i primi due romanzi!

Voto: 4.5/5

Avete letto i libri? Cosa vi aspettate dal terzo?

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Al prossimo articolo,

Michela

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Written by

Michela

Michela, 20+4, femminista, procrastinatrice seriale, a metà tra Verona e il mare del Molise. Leggo, scrivo, mi lascio stupire dal mondo e cerco di non arrabbiarmi troppo per i ritardi dei treni.