“Non c’è blu senza il giallo e senza l’arancione.”

La vita del pittore Van Gogh è un mix di mistero e curiosità. Oggi vi propongo la “storia” di una sua ossessione: il colore giallo. Il giallo cromo, a base di cromato di piombo, si può considerare una sorta di firma pittorica che caratterizza i dipinti di Van Gogh.

La xanthopsia

“Disturbo visivo consistente nella visione gialla degli oggetti bianchi; corrispondentemente gli oggetti scuri vengono percepiti di color violetto. Insorge, di solito, per effetto di sostanze tossiche.”

Non tutti sanno che Van Gogh era affetto da xantopsia, una distorsione della percezione che gli faceva vedere il mondo intorno più giallo della realtà. Questo spiegherebbe l’ossessione per il colore che caratterizzava i suoi quadri. Alcuni dicono che Vincent andasse così pazzo per il giallo da arrivare a mangiare il colore direttamente dai tubetti di vernice nella convinzione che così avrebbe portato la felicità dentro di lui.

La precaria salute mentale di Van Gogh, le sue stravaganze e le sue inquietudini emergono, come hanno notato molti studiosi, nelle sue opere, dove si nota anche un continuo cambiamento dell’uso del colore, che riflette il modificarsi delle sue esperienze emotive. I critici osservano infatti che nei dipinti di Van Gogh la luce non è mai calibrata: o è accecante o è tenebrosa, proprio come i suoi stati d’animo. La pittura è, per Vincent, un’ossessione che esaspera la sua nevrosi, tant’è vero che, in alcuni dei suoi ricoveri, gli venne proibito di dipingere.

Arles e l’avvicinamento al giallo

Dal 1880 il suo colore preferito divenne il giallo e dipinse una serie di ritratti di girasoli per decorare la sua casa gialla ad Arles, nel sud della Francia: i fiori sono sistemati su uno sfondo giallo burro, appoggiati su un tavolo color ocra, i petali, sempre gialli, sono spigolosi, dipinti con un’energia quasi maniacale.

 

Vaso con quindici girasoli, 1888

 

In una delle tante lettere al fratello Theo, Van Gogh gli confessò il suo modo di vedere il mondo, scrivendo:

“Supponiamo che io debba dipingere un paesaggio autunnale, degli alberi con foglie gialle. Bene. Che differenza fa se lo concepisco come una sinfonia in giallo, e che il mio giallo fondamentale sia o no il giallo delle foglie? Ciò aggiunge o toglie ben poco: molto dipende, e direi anzi che tutto dipende, dal sentimento che provo dell’infinita varietà di toni di un’unica famiglia.”

Il giallo ai giorni nostri non è quello originale

Molti psicologi e psichiatri si sono interessati al “curioso caso del giallo vangoghiano”. Lo psicoanalista Massimo Recalcati spiega: “Su un piano tecnico, il giallo cromo è un colore tendenzialmente instabile a base di cromato di piombo il cui carattere volatile ne ha comportato una modificazione irreversibile nel tempo. Il colore che ci appare oggi, quasi tendente al marrone ha infatti un carattere molto dissimile da quella che doveva essere la brillantezza dei gialli originari. L’instabilità chimica e fotochimica del pigmento rendono ad ogni modo impossibile un lavoro di riacquisizione dei colori primari.”

“È molto difficile dire quanto tempo occorra per un cambiamento radicale della tonalità: dipende da molti fattori esterni”, ha detto Frederik Vanmeert, esperto dell’ Università di Antwerp che ha preso parte al team di ricerca commissionato dal Museo Van Gogh. “Abbiamo trovato un giallo cromo molto sensibile alla luce, un verde smeraldo e un rosso detto di piombo in piccole aree del dipinto, che diventeranno più chiare nel corso del tempo.”

La scoperta è il frutto di due anni di analisi e ora il Museo, che dispone della più vasta collezione di opere del maestro olandese, dovrà sistemare la luce nelle sale. L’illuminazione, a dire il vero, era già stata ridotta anni fa, proprio per preservare i circa duecento dipinti e 400 disegni in esposizione.

E voi, sapevate di questa ossessione?

-Aurora

 

Per altri miei articoli su Van Gogh potete visitare i seguenti link:

Vang Gogh sulla soglia dell’eternità

Curiosità e storia della notte stellata di Van Gogh

Il mio viaggio a Londra e la sindrome di Stendhal

Le ultime lettere di Van Gogh al fratello

 

 

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Aurora

Testa tra le nuvole dal 1998.
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