Fare il fotogiornalista oggi è complicato o forse impraticabile. Non esistono più i giornalisti che attraverso immagini e parole creano un articolo, una storia, una narrazione: il fotogiornalismo.

Il fotogiornalismo

Il fotogiornalismo affonda le sue radici in Europa negli anni 30 del novecento e poi si propaga negli USA. Esso è un giornalismo tipico delle riviste di costume che si occupano anche di informazione e sono riviste mensili o settimanali. Niente a che vedere con i quotidiani. Oggi diremmo che i giornali come il Mattino fanno fotogiornalismo perché vediamo alcune pagine intrise di foto qua e là. In realtà sono immagini che richiamano l’argomento ma non narrano tramite se stesse.

Il fotogiornalismo da rivista, invece, tende ad essere supporto del testo e contenuto. Anzi, il testo spesso funge da didascalia di spiegazione e la foto in sé diventa protagonista della comunicazione. Foto in sequenza, grandi e piccole, distribuite su due pagine o su una. Talvolta riempiono due fogli e in un box (piccolo spazio simile ad una scatola) è inserito il testo dell’articolo che spiega i contenuti delle immagini.

La rivista Life negli USA degli anni novanta

 Life era una rivista mensile che proponeva questo tipo di comunicazione. Life era fotogiornalismo, un vero e proprio connubio di foto e articoli.
Una foto che funge da elemento comunicativo visivo e un testo, l’articolo, che funge da strumento scritto della comunicazione.

L’editoria di questi anni punta molto su questo genere di giornalismo perché esso aiuta molto anche il popolo analfabeta che attraverso le immagini comprende i contenuti senza necessariamente basarsi su un testo che non sa leggere. Tutto è perfetto insomma ed essendo un tipo di giornalismo accessibile e apprezzato da tutti, fa la fortuna della rivista che ha vita lunga almeno fino all’avvento della popolazione di massa che preferisce un altro tipo di medium come la televisione e rinnega la bellezza di una rivista fotogiornalistica.

Immagine e parole, un binomio perfetto per spiegare un tipo di comunicazione tipico delle redazioni degli anni 30, 40, 50 del novecento.
Ancora oggi notiamo esempi dì fotogiornali che sono in uscita nelle edicole con alcuni quotidiani. Cose di questo tipo vengono fatte dalle redazioni di Repubblica e L’Espresso.
Il New York Times, stando a quanto detto in alcuni studi sul giornalismo, tende a preservare questo tipo di giornalismo ma risulta difficile con le testate dei quotidiani affermati poiché si cerca sempre e comunque di far risultare come maggior protagonista il pezzo scritto.

Written by

Teresa

Teresa, 25 anni, napoletana, una laurea triennale in beni culturali, attualmente studentessa magistrale di sociologia con indirizzo in Comunicazione. Amo le parole, mi piace leggere e scrivere da sempre. Editoria, fotogiornalismo, poesia, arte contemporanea, musica sono altre delle mie passioni e non è tutto. Credo che un articolo come un libro o una canzone possano davvero cambiare le cose. Vivo anche di film e serie tv e amo le cose semplici quanto quelle difficili.