Quando penso ai libri penso proprio a questo: la libertà. Ho sempre odiato chi costringe a leggere, le cosiddette letture estive che diventavano pesanti come macigni. Io, dal canto mio, sono sempre stata così testarda da odiare a prescindere i libri che mi venivano affibbiati al liceo o alle medie.

Perché costringere qualcuno a indossare una pelle che non gli si addice? Sarebbe come dare per scontato che tutti siano portati per uno sport, che a chiunque riesca bene risolvere un’equazione o parlare una lingua straniera.

Ma io, se penso ai libri, non penso al dover fare bella figura leggendo solo libri impegnati, non penso al DOVER leggere, ma al volerlo fare. Penso a me, che quando visito una città nuova, per prima cosa devo vedere che librerie ci sono. L’odore della carta, le pagine ingiallite dei libri usati, l’immensa scelta e la consapevolezza che per leggere tutto quel che vorrei avrei bisogno di giornate di almeno 60 ore.

Leggere è libertà, è diversità.

Scegliere un libro è come scegliere un vestito: non tutti abbiamo lo stesso stile.

Io, dal canto mio, sono stata per anni un’abitudinaria (e forse lo sono ancora). Ho scelto sempre libri molto simili, storie strappalacrime e romanzi rosa, rinchiudendomi nella convinzione che quello fosse l’unico genere al mondo a piacermi. Poi però mi sono resa conto che era troppo semplice così. Come se tornassi sempre e solo nella stessa città, chiudendomi al mondo intero.

Da qualche tempo, cerco di sperimentare un po’ di più. Qualche classico ogni tanto, magari un thriller che mi tenga incollata alle pagine o una raccolta di saggi.

La vita è troppo breve per leggere sempre gli stessi libri.

E voi? C’è qualche libro che proprio non riuscireste mai a leggere?

 

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