Negli ultimi giorni sui social network non si fa che parlare dello scandalo che ha coinvolto Telegram, la famosissima piattaforma di messaggistica usata da milioni di persone in tutto il mondo.

Tutto è cominciato qualche giorno fa. Una ragazza ha denunciato su Twitter di aver scoperto che un paio di sue foto erano finite su Telegram, in particolare in un gruppo in cui vengono scambiati immagini e video pornografici, frequentato da circa 50.000 membri e il cui titolo è già un chiaro invito allo stupro. I file in questione ritraggono persino ragazze minorenni e, molto spesso, sono accompagnati da nomi, cognomi, indirizzi e numeri di telefono delle vittime. E le vittime, nella maggior parte dei casi, sono ex fidanzate di cui bisogna vendicarsi. Gli utenti di Twitter si sono subito dati da fare, segnalando il gruppo e spargendo il più possibile la voce, ma purtroppo questo non basta. Telegram è, infatti, pieno di canali del genere, pronti ad essere ripopolati non appena il gruppo principale viene cancellato dalla piattaforma.

La denuncia dei media

Simone Fontana è l’autore che per primo ha pubblicato un articolo su Wired (che potete leggere qui) raccontando e denunciando l’accaduto, allegando anche una serie di screen dei messaggi scambiati dagli utenti. La maggior parte di loro usa profili con nomi inventati, senza foto profilo reali o numeri di telefono collegati. Alcuni messaggi sono a dir poco raccapriccianti, e ci fanno sperare che sia tutto uno scherzo, ma purtroppo non è così. Lo stupro, la pedofilia, il revenge porn, sono tutti crimini reali, presenti nella nostra società e che hanno già provocato troppe vittime.

Possiamo combattere tutto questo?

In moli casi, poi, le donne prese di mira in questi gruppi cominciano ad essere tartassate di messaggi e chiamate col solo scopo di farle “impazzire”. E se il materiale viene divulgato su altri social network, esse rischiano persino di perdere il lavoro e che la loro vita venga completamente stravolta, come è già successo ad alcune di loro.

Noi cosa possiamo fare per cambiare le cose? Il primo passo è sicuramente quello di denunciare. Dobbiamo, inoltre, prestare più attenzione a ciò che pubblichiamo sui social network o inviamo nelle chat private. Senza ombra di dubbio, la colpa della divulgazione di materiale privato non è delle donne protagoniste di quei video o di quelle foto. Come già sappiamo, però, e continuiamo purtroppo ad apprendere, sono davvero poche le persone di cui ci si può fidare quando si tratta di tali cose. E poi, dobbiamo fare in modo che se ne parli il più possibile, che le nostre voci arrivino più lontano che possono. Tutto questo per sensibilizzare su argomenti del genere, perché se non accade a noi non vuol dire che non possa accadere a qualcun’altra.

 

Vi aspetto nei commenti per qualsiasi tipo di considerazione. E speriamo di risentirci con tutt’altro tipo di notizie.

Alla prossima,

Rosy. xo