C’era una volta a Hollywood è il nono film prodotto, diretto e scritto da Quentin Tarantino. Il cast è composto da tantissimi nomi conosciuti, gli attori principali sono tre: Leonardo DiCaprio (che presta il volto a Rick Dalton), Brad Pitt (che recita i panni Cliff Booth) e Margot Robbie (che interpreta Sharon Tate).

C'era una volta a Hollywood: i protagonisti principali

Molti altri vestono i panni secondari, eccone una lista solo per citane alcuni: Al Pacino, Austin Butler (interpreterà Ted Maddox; è il volto anche del protagonista della serie tv The Shannara Chronicles e attuale fidanzato di Vanessa Hudgens), Margaret Qualley (Pussycat; ha recitato anche in The Leftovers), Timothy Olyphant (James Stacy; presente anche nel cast della serie tv Deadwood), Dakota Fanning (Lynette “Squeaky” Fromme; presente anche nel film The Twilight Saga: Eclipse e la serie tv L’alienista), Luke Perry (Wayne Maunder; famoso per Beverly Hills 90210 e Riverdale), Lena Dunham (Catherine “Gypsy” Share; presente nella serie tv Girls e nella settima stagione di American Horror Story), Damon Harriman (Charles Manson; interprete dello stesso ruolo anche nella serie tv Mindhunter).

Dopo questa carrellata di nomi importanti e più o meno conosciuti (pensate che mi sono limitata a citare quelli che ho riconosciuto e già visto in film o serie tv, perché se li avessi scritti tutti non avrei più finito), parliamo di qualcosa di più sostanzioso. A dirigere la fotografia c’è Robert Richardson, già noto per le altre collaborazioni con Quentin Tarantino. Una bellezza così pura l’ho vista raramente, l’Hollywood degli anni ’60/’70 è resa perfettamente dalla scenografia e dalla fotografia, che si concentra sui dettagli degli attori, ma soprattutto sul paesaggio. C’era una volta a Hollywood è un film che celebra quegli anni di cinema, di film e di serie tv. Il regista e scrittore ha deciso di onorare la cittadina delle pellicole.

C'era una volta a Hollywood: scena con Margot Robbie

Il film assume caratteri nostalgici, forse perché Tarantino sente la mancanza di quei primi anni di cinema. Alcuni infatti, hanno ritenuto questa la causa del fatto che ci siano pochi dialoghi, che ci sia una più alta concentrazione sulla scenografia rispetto al valorizzare la vastità del cast che è presente sul set. A mio parere, la maggior parte del film parla della vita di Rick Dalton e di Cliff Booth (Leonardo DiCaprio e Brad Pitt) e poco di Sharon Tate (Margot Robbie): mi piace pensare che sia un messaggio riguardo i veri protagonisti di questa storia, come se Quentin Tarantino volesse cambiare la storia.

Tornando alle critiche, alcuni si sono lamentati dei pochi dialoghi. Beh, io credo che alcune inquadrature parlano da sole: la magia di Hollywood era palpabile ed è sensazionale quando lo spettatore si sente dentro la storia, a tal punto dall’immaginarsi seduto in macchina con i due protagonisti.

C'era una volta a Hollywood: DiCaprio, Pitt e Tarantino in macchina

Il trasporto dello spettatore è qualcosa di unico, provato raramente vedendo un film o una serie tv. La fotografia e la scrittura hanno aiutato in questo: la storia che viene trattata assume quasi i caratteri di un racconto fatto da un amico al bar. Non per la schiettezza delle parole o per la povertà dei contenuti, ma perché ci si sente vicini alla storia, quasi che diventa palpabile, vista e vissuta anche con i nostri occhi. E tutto questo è aiutato dal fatto che C’era una volta a Hollywood è molto scorrevole: io personalmente non ho sentito minimamente i 161 minuti da cui è composta la pellicola. Non è un film leggero, però permette allo spettatore di vederlo senza stancarsi, senza avere il pensiero di guardare l’orologio per chiedersi che ore sono.

 

 

C’era una volta a Hollywood: la storia vera a cui è ispirato 

ATTENZIONE, CONTIENE RIFERIMENTI ESPLICITI AL FILM, MA ANCHE ALLA STORIA VERA DA CUI È TRATTO… INSOMMA, VI CONSIGLIO DI LEGGERLO LO STESSO, COSÌ CAPIRETE O GUARDERETE MEGLIO IL FILM.

Quentin Tarantino si è basato su una storia vera per realizzare questo film: la strage di Bel Air del 1969 in cui persero la vita l’attrice Sharon Tate, incinta all’ottavo mese e mezzo, insieme a tre suoi amici e a un ragazzo diciottenne che era nel posto sbagliato al momento sbagliato. L’eccidio è stato compiuto e rivendicato dalla famiglia Manson, guidata da Charles Manson. Questa era una sorta di setta basata su ideali nazisti e di anticonformismo. Il “padre” di questi ha saputo sfruttare la filosofia degli hippy a suo vantaggio, esaltandone alcuni aspetti e portandone all’estremo altri. La figura di Charles Manson è tutt’ora la più cupa e problematica che ci sia nell’immaginario americano.

C'era una volta a Hollywood: Charles Manson

(nell’immagine sopra, una foto di Charles Manson)

Lui è stato il mandante dell’omicidio della Tate, in quanto suo marito il regista Roman Polański, produceva film che per il signor Manson avevano a che fare con la perdizione, con il messaggio sbagliato da lasciare ai cittadini americani, con un mondo che non doveva essere trasmesso sul grande schermo. Infatti, si dice che quando Tex Watson, uno degli artefici della carneficina, entrò nella casa dell’attrice disse “Sono il diavolo e sono qui per fare gli affari del diavolo”.

Un altro motivo per cui questo episodio ha sconvolto gli americani è la brutalità con la quale questo eccidio è stato svolto. Solo per farvi un’idea: la Tate è stata pugnalata 16 volte e tre pugnalate erano risultate mortali. Ad un’altra vittima hanno inferto 51 pugnalate. I seguaci della famiglia Manson sono stati fedeli a quello che aveva detto il loro leader: si era raccomandato di “distruggere totalmente tutti i presenti, nella maniera più macabra possibile”. Per concludere il loro atto di barbarie, sulla porta di casa hanno scritto con il sangue della Tate la parola “Pig” (=maiale).

C'era una volta a Hollywood: confronto tra realtà e cinema

(questa è un’immagine che vi mostra come la somiglianza tra gli attori e le persone cui sono ispirate sia palese e sconcertante)

Non metto immagini di questo evento perché voglio portare rispetto a quelle persone. Voglio solo dire che Tarantino ha prestato fede ad alcuni dettagli di questa vicenda. Ad esempio, le due citazioni scritte sopra sono dette esplicitamente in questo modo anche nel film.

Un particolare che mi ha commosso è questo. Nella pellicola, si vede Sharon Tate che va in libreria a prendere il libro di “Tess dei D’Urbeville” da regalare al marito. La scena sembra fine a se stessa, ma se si conoscesse la storia, si saprebbe che questo regalo è stato effettivamente fatto a Roman Polański, con l’esplicito intento di realizzarne il film. Infatti, il regista ha poi realizzato questo ultimo desiderio della defunta moglie. Le ha dedicato l’intera pellicola, scrivendo, all’inizio del film, su uno sfondo nero “to Sharon”.

C'era una volta a Hollywood: Rick Dalton commosso

 

 

Il mio parere generale sul film, senza (troppi) spoiler (espliciti)

C’era una volta a Hollywood è un film che parla di vita reale e di cinema. Quello che mi è piaciuto di più è che mostra come la finzione, l’immaginario di Hollywood, ha la rivalsa sulla vita di tutti i giorni. Tarantino ci ha catapultato in un mondo perfetto, a tal punto dal non contagiarlo con tragedie fin a se stesse e che puntano alla violenza.

Parte di questa bellezza è data anche dalla leggiadria di Margot Robbie nei panni di Sharon Tate. Il fatto che sia stato scelto di tenerla così eterea, lontana dalla brutalità e da tutto ciò che c’è di brutto in questo mondo, penso sia un bellissimo modo di cambiare la storia.

C'era una volta a Hollywood: Margot Robbie in una scena

Quentin Tarantino non è nuovo ai revisionismi storici, quindi aspettatevene uno anche qua. Forse qualcosa si è intuito da questo mio commento in generale, forse no. Quello che importa è che la storia sia cambiata grazie al cinema.

C'era una volta a Hollywood: Margot Robbie in una scena

 

 

Il finale del film (e tanti spoiler)

Premesso che io non sapevo della fondatezza di questa storia, ho quindi guardato il film da ignorante. Non sapevo cosa aspettarmi, letteralmente. Quando hanno iniziato a scandire il tempo, nella parte finale del film, ho subito pensato “qua finisce male per qualcuno”… E così è stato.

Le pieghe cambiano verso e la storia va per un’altra strada grazie alla bevuta che si sono fatti Cliff e Rick: quando si dice che tanti bicchieri possono salvare la vita a qualcuno insomma (un bellissimo spot pubblicitario, anche se ci si deve ricordare di bere responsabilmente).

Ma comunque, torniamo al film. Rick Dalton, con le mutande e l’accappatoio addosso, ha salvato la vita a Sharon Tate e ai suoi amici. Bellissima immagine. Perché fondamentalmente, la famiglia Manson voleva uccidere l’attrice, ma trovandosi davanti Leonardo DiCaprio ubriaco e arrabbiato con loro, i tre adepti hanno deciso di cambiare obiettivo. E da lì, signori e signore, arriva la parte più bella.

Ecco che arriva la scena pulp fiction. Premetto che a me piacciono le cose un po’ splatter, quindi immaginate quanto io abbia adorato quel finale. Senza nascondervi che mi sono messa anche a ridere per tutta quella scena. Non perché fosse fatta male o ridicola in sé e per sé (o perché io sia una persona sadica), ma perché la situazione era comica già di suo. Questi tre malcapitati sono stati messi k.o. da un ubriaco e da un cane. (Penso che dopo questa scena ho alte aspettative sullo splatter, grazie Quentin.)

La ciliegina sulla torta è Rick Dalton che, in tutto ciò, intanto che la famiglia Manson tenta di uccidere il suo amico e sua moglie, se ne sta in piscina a bere con le cuffie nelle orecchie per imparare la parte da recitare. Iconico. Per non parlare di quando la ragazza accecata (grazie sempre al mitico cane) arriva in piscina. Ecco, quello è il momento in cui Tarantino celebra all’ennesima potenza il cinema. Premessa: Rick Dalton aveva preso parte a un film in cui aveva dato fuoco ai nazisti con un lanciafiamme. Indovinate con cosa decide di porre fine alla vita di quella ragazza finita in piscina… Con lo stesso lanciafiamme.

In quel momento si è percepito come la realtà fosse stata ribaltata dalla finzione, a tal punto dal cambiare il corso della storia stessa.

Infine, il finale vede Cliff andare in ospedale e Rick prendersi il suo momento di gloria ed essere invitato nella casa della Tate. Cosa vuol dire questo? Che invece di essere al tramonto della sua carriera da attore (come doveva essere), ecco che grazie alla sua impresa da eroe tornerà alla ribalta.

C'era una volta a Hollywood: Rick Dalton in azione

(sembra molto il richiamo a una certa pubblicità di un olio, ma è solo un’immagine tratta da un’altra scena del film che mi sembrava perfetta per l’idea dell’eroe che torna alla ribalta. Diciamo che mi sono autoconcessa questa sorta di licenza poetica.)

Tarantino ha voluto “sfruttare” uno dei momenti più macabri della storia di Hollywood per dare una rivalsa all’attrice Sharon Tate ma anche al personaggio inventato Rick Dalton. Perché questo? Perché a quel tempo la televisione e il cinema europeo stava cercando di entrare prepotentemente nelle vite degli americani, ma loro continuavano a tenere la porta chiusa. Basti solo pensare al fatto che Rick Dalton era vicino di casa di Roman Polański (regista polacco) e non si sono mai incontrati. Ecco che con questo finale, C’era una volta a Hollywood ci vuole ricordare che il cinema dell’America ha subito una sorta di unione con quello proveniente dall’Europa, arrivando poi a darci i prodotti che vediamo tutt’ora sul grande schermo.

Insomma, C’era una volta a Hollywood è un film da vedere. Ammetto che è il primo film di Tarantino che guardo, ma ehi, nessuno è perfetto. Vi posso comunque consigliare di vedere questo film anche più di una volta, così da apprezzarne i dettagli, i riferimenti storici e biografici dei vari personaggi. Un buon motivo per riguardare questa pellicola (a parte la bravura di Leonardo DiCaprio e di Margot Robbie, che per me sono disarmanti) è anche solo la fotografia e la cura generale e minuziosa a tutti i dettagli.

Dopo essermi incantata con questo film, inizio a stilare la lista degli altri capolavori di Tarantino da vedere, così aggiungo elementi al mio curriculum.

Nel dubbio, si beve buon vino e si guardano serie tv (e film).

Iaiatv

 

Se volete, potete andare a leggere anche altre due recensioni dello stesso film presenti nel blog, vi lascio i link qui sotto.

“C’era una volta a… Hollywood” Analisi (SPOILER)

“C’era una volta a… Hollywood”, NO SPOILER