Lunedì 25 gennaio 2021, prima puntata de Il commissario Ricciardi (la potete rivedere qui), intitolata come il primo libro della serie di Maurizio de Giovanni. Di seguito la recensione, ve ne consiglio la lettura dopo aver visto la puntata perché potrebbe esserci qualche spoiler. 

Trama 

Napoli, marzo 1931, durante un inverno particolarmente rigido, un evento scuote l’opinione pubblica: il grande tenore Arnaldo Vezzi, artista di fama mondiale e amico del Duce, viene trovato cadavere nel suo camerino al Teatro San Carlo. A risolvere il caso è chiamato il commissario Luigi Alfredo Ricciardi che, per l’occasione, conosce la moglie del defunto cantante, l’affascinante Livia Lucani. 

Commento 

Quella de Il commissario Ricciardi era una serie che aspettavo da tantissimo tempo e alla quale mi ero preparata leggendo tutti i libri che de Giovanni ha dedicato a questa splendida figura –se volete qui trovate la recensione. Avendo letto i libri e apprezzando incredibilmente l’attore protagonista (Lino Guanciale) le mie aspettative erano altissime e riguardavano più o meno ogni singolo dettaglio, anche quello più insignificante. L’impressione a caldo alla prima pubblicità era che il tutto fosse al di sotto delle emozioni dei libri ma proprio durante la pubblicità ho capito che forse ero io che stavo guardando questa prima puntata “con il freno a mano tirato”, lasciandomi trasportare dal libro e non completamente da ciò che stavo vedendo. Ovviamente serie tv e libro puntano su due aspetti differenti: se da una parte vedi, dall’altra immagini e io probabilmente mi stavo immaginando e mi stavo godendo poco quello che vedevo. Forte di questa considerazione, il resto della puntata mi ha coinvolta in modo pesante e, pur sapendo perfettamente come sarebbe andata a finire, mi sono ritrovata con gli occhi lucidi alla conclusione. Non so esattamente perché, io di solito non piango mai -e non crediate sia solo un modo di dire, è la verità pura, avevo pianto solo per Io prima di te-, ma la conclusione -e probabilmente anche la puntata intera- mi hanno decisamente stravolta. 

Una serie tv non per tutti 

Lo sapevo già prima di iniziare, sapevo che Il commissario Ricciardi non sarebbe stata una serie alla portata di tutti: il ritmo non proprio velocissimo, le inquadrature sui primi piani dei personaggi, la cupezza della -meravigliosa- fotografia, l’aura di disperazione che pervade il protagonista e un po’ anche il contorno non sono cose ed elementi di cui in molti vanno alla ricerca. Questa, poi, era la prima puntata e di conseguenza doveva anche fare da apripista, doveva permetterci di immergerci nei personaggi conoscendoli poco alla volta.

foto il commissario Ricciardi
Alessandro D’Alatri (regista) con Antonio Milo (Maione) e Adriano Falivene (Bambinella)

Quello che, secondo me, è evidente è proprio il fatto che la serie puntava ad una seduzione dello spettatore protratta nel tempo, non immediata. Il confronto che mi è scattato nella mente appena è iniziata la serie è stato con Mina Settembre –di cui, a conclusione, potrete leggere la mia recensione-, quella è una serie per tutti, una serie fatta per piacere, che fa innamorare e/o divertire lo spettatore e gli lascia addosso una punta di gioia ed allegria.  In Ricciardi di allegro c’è ben poco -come è giusto che sia-, eppure, appena terminata la puntata ero già proiettata nel futuro alla ricerca di un’ora e tre quarti di tempo per rivederla; un’altra impressione, infatti, è da ricercarsi nel fatto che non credo basti una visione sola per apprezzare al meglio la serie televisiva de Il commissario Ricciardi.

La fedeltà ai libri e le buone interpretazioni 

Il piacere di vedere trasposto su schermo il libro in modo pressoché identico è stato davvero tanto, notare la cura maniacale al dettaglio, la ricerca della perfezione portata avanti in sinergia da tutti, è stata un’esperienza a 360° che, proprio per la sua tridimensionalità spinta, mi ha ricordato moltissimo le sensazioni e le emozioni che mi ammaliano ed affascinano quando vado a teatro. Gli interpreti si sono mostrati tutti all’altezza del compito affidatogli (qualcuno anche al di sopra, come il fantastico Adriano Falivene -Bambinella- o il superbo Antonio Milo -Raffaele Maione- o ancora la giovanissima Anna Lucia Pierro -Maddalena-) e, a guadare l’opera completa, il tutto mi è sembrato proprio un’opera d’arte dipinta con immensa professionalità tanto dal cast quanto dal regista e da tutte le maestranze. Per quanto riguarda l’interpretazione di Lino Guanciale devo dire che ha “condotto” il tutto con grande maestria, lasciando moltissimo spazio a Ricciardi e diventando così portavoce del suo personaggio. Guanciale aveva l’arduo compito di far passare tutto attraverso gli occhi, di farli cambiare a seconda del momento e di unirsi anima e corpo alle sensazioni di Luigi Alfredo (Ricciardi); per quanto mi riguarda, credo abbia superato bene la prova che era tutt’altro che semplice. 

Lino Guanciale ne Il commissario Ricciardi
Lino Guanciale, foto di scena, © Anna Camerlingo

Conclusioni 

Un inizio di serie tv che mi ha piacevolmente colpita, che è stato in netto crescendo e che è culminato con un po’ di commozione da parte mia. Per quanto mi riguarda trovo che la serie tv de Il commissario Ricciardi sia stata realizzata con un’incredibile maestria e che, soprattutto, sia valsa la pena aspettare così tanto prima di vederla in tv! 

E voi cosa ne pensate? Vi è piaciuta la prima puntata de Il commissario Ricciardi? Scrivetelo nei commenti! 

Ilaria 

Written by

Ilaria

Sono una studentessa universitaria appassionata di teatro e di recitazione in generale ma anche di tennis.