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Oggi voglio parlarvi della nuovissima mini-serie di Netflix Unbelievable, rilasciata il 13 settembre sulla piattaforma. La serie è di soli 8 episodi e si basa su fatti realmente accaduti.

Si racconta di Marie Adler (Kaitlyn Dever), una 18enne di Seattle che dopo aver subito uno stupro decide immediatamente di rivolgersi alla polizia. Ciò che accade, però, è incredibile, proprio come il titolo della serie ci preannuncia: i due poliziotti che si occupano di Marie, infatti, non credono alla sua storia e decidono in poco tempo di chiudere il caso e denunciare la ragazza di falsa testimonianza. La vicenda prende una svolta positiva quando, per pura fortuna, Karen Duvall (Merritt Wever) e Grace Rasmussen (Toni Collette), detective di due differenti distretti del Colorado, si rendono conto che i loro casi di aggressione e stupro presentano numerose caratteristiche in comune. Le due detective, dunque, capiscono che si tratta del medesimo uomo, uno stupratore seriale. Nel corso degli episodi, seguiamo passo dopo passo l’indagine delle due donne, inconsapevoli che tra le vittime dello stupratore c’è anche Marie, e contemporaneamente la vita della stessa Marie, che va sempre di più peggiorando.

Fin da subito si crea una netta separazione, probabilmente voluta proprio per evidenziare i differenti tipi di approccio, tra i due poliziotti che si occupano di Marie e le due detective che si occupano di tutte le altre vittime: mentre Marie è trattata con sospetto e freddamente, le altre vittime ricevono più assistenza e comprensione, tanto che si crea un legame tra loro e le due detective basato anche su una forte dose di solidarietà femminile.

L’intera vicenda viene risolta grazie a due donne consapevoli delle differenze di genere presenti anche nel loro ambiente lavorativo, e che, nonostante ciò, non hanno paura a schierarsi dalla parte delle donne, delle vittime, anche rischiando di andar contro i loro stessi colleghi.

Da un lato si è portati a pensare che le due detective abbiano un diverso tipo di approccio e riescano ad identificarsi nel ruolo delle vittime proprio in quanto donne. Dall’altro lato, però, ci si chiede perché deve esistere una tale differenza, perché i due poliziotti non possano e non riescano a mettersi nei panni di Marie. È giusto che sia così? È giusto non poter fare affidamento sull’empatia degli uomini quando si tratta di stupro e, quindi, giustificare un certo tipo di atteggiamento?

Dunque, la serie pone l’accento sul modo in cui gli stupri vengono recepiti più che dalla società, dalle stesse forze dell’ordine; emerge un quadro tutt’altro che positivo, proprio perché ancora oggi non sono ben chiare le implicazioni che un tale crimine può avere sulla vittima. E si sa che, quando si riscontrano difficoltà nel capire qualcosa, allora si tende a non considerarla nel giusto modo, a non prestarle le giuste e dovute attenzioni, e questo è proprio quello che accade a Marie.

È questo ciò che rende la serie femminista: vengono mostrate le reali difficoltà incontrate da una giovane donna vittima non solo di uno stupro, ma persino del sistema giudiziario; e neppure le due detective, donne forti, capaci, quasi impossibili da scalfire, non sono esenti da discriminazioni di genere. La serie, dunque, si propone di cambiare il punto di vista dal quale osserviamo questi eventi e di cambiare o modificare la percezione che abbiamo di essi. Ci mette davanti agli occhi, in modo chiaro ma non banale, la realtà femminile, riuscendo perfettamente nel suo intento.

Il mondo in cui la serie è girata riesce a renderci partecipi delle emozioni delle protagoniste, soprattutto di Marie; si riesce perfettamente ad identificarsi con lei e a percepire la sua confusione e il suo dolore.

Per quanto riguarda la musica, si opta per canzoni non commerciali che accompagnano le immagini non creando contrasti, ma rimenando coerenti con l’andamento della serie.

Consiglio la visione di Unbelievable sia a ragazzi che ad adulti; ma è bene sapere che sono presenti alcune scene di stupro anche se non troppo crude.

 

Voi avete visto Unbelievable? Se sì, cosa ne pensate? Fatemelo sapere nei commenti.

Alla prossima,

Rosy. xo