La successione dei tempi è un problema fondamentale di cui l’uomo ha avuto coscienza al più presto, e su cui i filosofi e i teologi hanno prima esercitato il loro ingegno. In effetti è il sole che imprime al tempo il suo ritmo: basta infatti pensare all’alternarsi elle stagioni o del giorno e della notte; questa successione immutabile e perfetta, un frammento di eternità, appartiene a Dio, dunque alla sua Chiesa. Le feste liturgiche costellano infatti i grandi avvenimenti astronomici dell’annata, solstizio, equinozio… Ed è proprio la chiesa che fornisce al popolo un migliore senso del tempo, scandendo la giornata con il rintocco della campane, che hanno nome dai campi dei contadini i quali dividevano il loro tempo ascoltando da lontano il loro suono. Per misurare il tempo vi furono molti macchinari, come per esempio le meridiane o i quadranti solari, tutt’oggi presenti in numerose chiese, ma per la notte o per i giorni senza sole bisognava adottare sistemi più rudimentali come le candele (per esempio 3 candele = una notte…) o le clessidre, in cui il filoni sabbia scendeva lentamente fino alla mattina successiva… Per quel che riguarda i nomi dei giorni della settimana dedicati agli dei romani o germanici è cambiato poco a parte il giorno del sole (sunday) divenuto in latino domenica; altrettanto dicasi per i nomi dei mesi derivati dai nomi latini che riflettono l’anno religioso romano. In compenso i giorni del mese non si indicano più come a Roma secondo le Calende, le none, le Idi, ma si numerano da uno a trentuno, preannunciando l’uso attuale, o annunciano il santo festeggiato in quel determinato giorno.

L’apprendimento dello spazio 

Nemmeno lo spazio era visto, appreso e misurato come ai giorni nostri. Se ne ha un esempio elementare nella straordinaria confusione della metrologia medievale, a un tempo complessa e approssimativa, di cui è impossibile offrire dei rigorosi termini equivalenti. Ogni paesino aveva il suo proprio sistema di misure, derivate in genere dalle misure romane, ma variabili quanto a tipo e grandezze molto diverse dai vicini. Nemmeno la rinascita del commercio internazionale fece adottare un sistema semplice, razionale e generalizzato, e nonostante qualche semplificazione locale i mercanti si contentarono molto naturalmente di una tavola di conversione che oggi ci sembra di una grande pesantezza. D’altra parte le misure campione, di cui in occidente si sono conservate migliaia di esemplari al tempo della loro sostituzione col sistema metrico erano più o meno ben imitate entro i limiti territoriali della loro applicazione e più o meno ben impiegate da coloro che le utilizzavano; di qui una mancanza di precisione del tutto abituale nella misurazione dello spazio. In linea di massima il numero è assai poco conosciuto e ancor peggio maneggiato e non soltanto dalla stragrande maggioranza della popolazione rurale. Non ha sempre il significato che ai giorni nostri. Se si considerano le più grandi opere del medioevo i molti castelli e le chiese non si può non essere colpiti dalla loro mancanza di unità, dallo scarso rigore della loro esecuzione e dal fatto che restano incompiute. Ma questo modo di ragionare e di apprendere il tempo e lo spazio in contrasto con quella che a noi sembra la logica non è necessariamente segno di mentalità imprecisa.

La conoscenza del mondo 

Questa difficoltà nell’apprendimento e nel dominio dello spazio e del numero o nel ragionamento, derivano solo in parte dalle deficienze della tecnica e della scienza. Quindi è evidente che Dio ha creato il mondo. A seconda del livello della riflessione la maniera in cui l’ha creato può essere considerato in vari modi: pensandolo da tutta l’eternità, traendo dal nulla la materia con cui l’ha plasmato durante i sei giorni biblici; stabilendo le leggi che regolano il corso delle cose. Queste leggi possono essere sospese in qualunque momento dal creatore. Ci sono quattro elementi fondamentali: terra, acqua fuoco, aria, il tutto chiuso come in un guscio d’uovo, in un cielo rotondo, perché la forma rotonda è la migliore, come provano largamente le volte della case e dei ponti, le botti, i tini e le ruote… Il fuoco è un’aria molto secca e risplendente prodotta a volta dall’urto dei venti (lampi), ricade a terra (folgore). L’aria stessa è più o meno spessa a seconda della vicinanza degli elementi pesanti. Sostiene gli uccelli che vi navigano come pesci nell’acqua, fa piegare una verga che vi si brandisca in tutte le direzioni, si mette in movimento sotto forma di vento. L’acqua è rappresentata principalmente dal mare profondo, d vanno a finire i fiumi che però anche ne nascono attraverso le vene della terra, la quale è considerata l’elemento fondamentale, al centro del mondo, attorno a cui girano il cielo, le stelle, i pianeti, e come realtà geografica circondata dal mare circolare, l’oceano, che nutre ed accoglie gli uomini e il loro ambiente. L’attenzione del volgo si rivolge soprattutto all’ambiente immediato, costituito dal mondo minerale, vegetale e soprattutto animale. Quest’ultimo ha segnato un’impronta molto profonda nella mentalità medievale. Il nobile che va a caccia grossa e che alleva cani, cavalli o falconi; il contadino coi suoi animali domestici e i rapaci nocivi che li minacciano; il filosofo che li studia; il chierico che segue il corso dei paragoni biblici.

Segni e simboli numeri, che Agostino considera pensieri di Dio, eterni, sono ricchi di significato e in particolare i primi, da 1 a 12. L’Uno, o la Dualità ( carne-spirito, luce-oscurità, destra-sinistra ), non hanno bisogno di commento. Il Tre evoca la Trinità, divina o umana: corpo, anima e spirito. Il Quattro: 2×2, ma anche 3+1, ossia la perfezione della Trinità rotta dall’aggiunta di un’unità ( 4 fiumi del paradiso, i 4 evangelisti, 4 punti cardinali, le 4 stagioni ). La combinazione di 4 e 3 dà il 12, ( o0ttenuto anche dal 6×2 ), numero degli apostoli, dei segni dello zodiaco, dei mesi. Il 5 indica la volontà e 7 p il numero sacro per eccellenza: candeliere a 7 braccia, 7 pianeti, 7 giorni della settimana, 7 meraviglie del mondo.

Le forme geometriche. Il cerchio, perfetto, omogeneo, senza principio né fine, percorso dai pianeti o dalle stelle con un movimento continuo ed immutabile. Dal cerchio si passa all’idea della ruota, del ciclo, del divenire e dell’eterno ritorno, poi alla spirale che simboleggia la continuità ciclica ma in continuo progresso, come vortice creatore e infine la svastica, una combinazione di croci imperniate sul movimento di rotazione che le anima. Il quadrato e la croce, raffigurazioni del 4 o del mondo spaziale si inscrivono perfettamente nel cerchio. Una gran parte del simbolismo medievale riposa su questi numeri e figure: il paradiso terrestre p spesso rappresentato come un cerchio con al centro una famosa fontana quadrata; la Gerusalemme celeste è un quadrato con 4 gruppi di 3 porte, quadrate e sormontate da archi. I colori fondamentali in numero 7 sono assimilati ai pianeti: nero a Saturno ( tristezza, privo di sfumature ); rosso a Marte ( carità e vittoria ); bianco alla Luna ( purezza e freschezza ); giallo al Sole ( intelligenza e giudizio ); il verde a Venere ( speranza ); il blu a Giove; porpora a Mercurio. Lapidari e bestiari contengono significati simbolici: portare o toccare una pietra, vedere un animale, vestirsi delle sue spoglie, rappresentarlo, evocarlo, ha un senso e contiene un avvertimento. Ad esempio diaspro rosso, indica amore, verde la fede, zaffiro promette il cielo. Tra le piante e i fiori la rosa ricorda la Vergine, la mela il male, la mandragola lussuria e demonio. Tornando agli animali: la tortora, casta e semplice, vedova inconsolabile evoca la santa Chiesa di cui Dio è sposo; l’aquila insegna a rinnegare i nostri figli se non vogliono servire Dio; il leone è il figlio di santa Maria, re del mondo: il leone che dorme con gli occhi aperti: la morte di Dio fu apparente; il leone incalzato dai cacciatori cancella le orme con la coda: Incarnazione, Dio si è fatto uomo in segreto per ingannare il diavolo; il leone in collera batte i piedi come Gesù per sottolineare l’aspetto terreno dell’uomo. Tutto così è oggetto di interpretazione simbolica o allegorica. Alcuni di questi potevano essere il prodotto dell’immaginazione creatrice di questo o dell’autore e non erano dunque accessibili ai più; ma la maggior parte erano spiegati e i fedeli privi di istruzione potevao decifrare senza grandi sforzi lo specchio del mondo.

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Sara

Artista. Classe 1998. La big delle sette sorelle Greffi.
○ Fondatrice del blog Sara Scrive e manager della @Scrive_Squad
○ Content creator
○ Condivido la mia passione per l'arte e tutto ciò che sembra uscito da un film