“Fino a dove è lecito spingersi per sopravvivere? A cosa affidarsi, a chi, se il boccone che ti nutre potrebbe ucciderti, se colui che ha deciso di sacrificarti ti sta nello stesso tempo salvando?”

Adolf Hitler e la sua amante Eva Braun durante un pasto.

Trama:

La prima volta che entra nella stanza in cui consumerà i prossimi pasti, Rosa Sauer è affamata. “Da anni avevamo fame e paura,” dice. Con lei ci sono altre nove donne di Gross-Partsch, un villaggio vicino alla Tana del Lupo, il quartier generale di Hitler nascosto nella foresta. È l’autunno del ’43, Rosa è appena arrivata da Berlino per sfuggire ai bombardamenti ed è ospite dei suoceri mentre Gregor, suo marito, combatte sul fronte russo. Quando le SS ordinano: “Mangiate”, davanti al piatto traboccante è la fame ad avere la meglio; subito dopo, però, prevale la paura: le assaggiatrici devono restare un’ora sotto osservazione, affinché le guardie si accertino che il cibo da servire al Führer non sia avvelenato. Nell’ambiente chiuso della mensa forzata, fra le giovani donne s’intrecciano alleanze, amicizie e rivalità sotterranee. Per le altre Rosa è la straniera: le è difficile ottenere benevolenza, eppure si sorprende a cercarla. Specialmente con Elfriede, la ragazza che si mostra più ostile, la più carismatica. Poi, nella primavera del ’44, in caserma arriva il tenente Ziegler e instaura un clima di terrore. Mentre su tutti – come una sorta di divinità che non compare mai – incombe il Führer, fra Ziegler e Rosa si crea un legame inaudito.

 

 

Ieri sera ho finito di leggere il libro “Le Assaggiatrici” di cui ho scoperto l’esistenza per puro caso. Inizialmente pensavo fosse un romanzo focalizzato solo su un determinato periodo storico (ed essendo una studentessa/topo di biblioteca/fanatica di storia, ammetto di averlo comprato solo per questo motivo). Ma man a mano che la trama si evolveva (non avevo nemmeno letto di che cosa parlasse, avevo proprio giudicato un libro dalla copertina), il libro mi catturava sempre di più, quasi come se mi trovassi catapultata nella vicenda, come se la mia anima si fosse evoluta a quella della protagonista: sentivo e provavo il suo dolore, la sua fame, le sue sofferenze e le sue passioni. Ho finito il libro in tre giorni, dimenticandomi totalmente del mondo esterno e alla fine, dopo essermi fatta un bel pianto (si, il finale mi ha commossa), l’unica parola che mi è rimasta da dire è stata WOW.

 

Prima Parte: Rosa, le assaggiatrici e la fame:

La protagonista, Rosa Sauer è una giovane donna di città, che rimasta orfana a causa dei bombardamenti si trasferisce a casa dei suoceri in una cittadina della Prussia, Gross-Partsch. Il marito Gregor è partito per il fronte russo. La storia è narrata dal punto di vita di Rosa, che racconta del giorno che le ha cambiato la vita: le SS bussano alla sua porta, ordinandole di recarsi nella caserma di Krausendrof  per diventare un’assaggiatrice del Fuhrer, in cambio di un compenso economico. Ed è cosi, che ogni giorno, un pulmino passa a prendere Rosa e altre 9 donne del luogo per obbligarle a mangiare i pasti destinati ad Hitler. Ognuna di loro è obbligata a finire l’intero pasto e poi ad attendere un’ora prima di potersi alzare. Il Fuhrer infatti viveva nella paranoia che i nemici potessero avvelenarlo. Nella caserma si sviluppano amicizie, alleanze e ostilità tra le varie donne. Come si fa a essere amiche? si chiede spesso Rosa. Ognuna di loro rischia ogni giorno la vita per il proprio Leader, che gli faccia piacere o meno (Rosa ci racconta che la sua famiglia non era mai stata nazista, al contrario di alcune delle donne, quelle che lei definisce le “invasate”).

La vita di Rosa però cambia radicalmente quando una lettera afferma che il marito Gregor, che sarebbe dovuto arrivare in permesso nel periodo natalizio, era disperso. Disperso, una parola che agli occhi di Rosa significa morto, incapace di tornare. Inizia così un periodo di tormento interiore, di un amore che non ha fatto in tempo a svilupparsi a causa dello scoppio della Guerra, un amore che ai suoi occhi non sarebbe più potuto essere ritrovato. Scopriamo così che Rosa era una segretaria in uno studio di Berlino, mentre Gregor il suo capo.

Seconda parte: “è il Terzo Reich a distruggere l’amore”

Mentre la storia va avanti, alcune delle donne decidono di godersi i momenti di libertà, uscendo insieme e andando al lago. Il clima viene sconvolto dall’arrivo in caserma del generale Ziegler, uomo crudele, cinico e molto duro nei modi di fare. Inizia però una relazione segreta tra il generale e la protagonista, che ogni notte si incontrano alla finestra della casa dei suoceri e si recano a fare l’amore nel fienile. Ziegler si rivela un uomo possessivo, ma anche dolce e riesce così a confidare alcune cose del suo passato alla donna. Rosa è combattuta: il suo cuore è diviso tra l’amore vero provato per il marito disperso e il fascino del generale, che con le sue attenzioni la fa sentire di nuovo viva. Ma la carriera dell’uomo si rivela più importante, ed è cosi che Rosa capisce che non era la famiglia di Ziegler, il suo marito disperso o i pasti che ogni giorno potevano essere gli ultimi a mettersi in mezzo alla loro storia, era il Terzo Reich, era la guerra.

Dopo l’attentato alla vita del Fuhrer nel luglio del ’44, le donne sono obbligate a vivere nella caserma. Lo stupro di una delle assaggiatrici da parte di un soldato e il segreto che una di loro si porta a presso, sconvolgono ancora di più la vita di Rosa.

Terza parte: la via verso la libertà

Qualche mese più tardi, proprio mentre l’Armata Rossa avanzava, Ziegler convince Rosa a nascondersi su un treno per Berlino per fuggire da un destino ormai impossibile da cambiare. Dopo un viaggio lunghissimo stipata in un vagone merci, Rosa arriva finalmente a Berlino. Mesi dopo, viene a scoprire che tutte le altre assaggiatrici sono morte. Si trova a vivere nella casa di alcuni amici di famiglia, che aveva abbandonato l’anno prima per trasferirsi in campagna.

La storia si sposta allora negli anni ’90. Rosa è ormai anziana. Si reca all’ospedale in cui è ricoverato qualcuno del suo passato: Gregor. La donna spiega infatti che alla fine della guerra, Gregor era tornato a casa, sciupato e disidratato. Lei si era presa cura di lui, fino a quando di comune accordo non avevano deciso di separarsi. Gregor è ormai sul letto di morte, ma dopo la rottura con Rosa, con la quale non era riuscito a far rinascere l’amore di quando erano  più giovani a causa dei vari fardelli che entrambi si portavano dietro, si è risposato e ha avuto dei figli, che Rosa non è mai riuscita a dargli.

Rosa, dopo aver avuto la chiusura che si aspettava da anni, è pronta a dirgli addio.

 

“Per anni ho rischiato la vita per Hitler”: la vera storia di Margot Wolk

 

L’intero libro si ispira alla vita di Margot Wolk, ultima assaggiatrice di Hitler rimasta in vita dopo la Guerra (la donna è deceduta nel 2014).

Ogni volta che finiva un pasto, l’allora 25enne Margot Wolk scoppiava in un pianto liberatorio, perché significava che era ancora viva. Almeno fino al pasto successivo, quando quell’incubo infinito sarebbe ricominciato da capo. Perché lei era una delle 15 giovani donne costrette a fare le assaggiatrici per Adolf Hitler nella «Tana del Lupo», il segretissimo quartier generale nazista costruito nella foresta, a poca distanza dalla piccola cittadina prussiana di Rastenburg, oggi Ketrzyn. «Hitler non mangiava mai carne – racconta Margot nello speciale dedicatole dal canale televisivo berlinese RBB – e così ci davano sempre cibo vegetariano. Molte delle ragazze cominciavano a piangere non appena mettevano il primo boccone in bocca, perché avevano paura: dovevamo finire tutto quello che ci mettevano nel piatto, quindi aspettare un’ora e ogni volta eravamo terrorizzate che potessimo cominciare a stare male, perché girava voce che gli inglesi volessero avvelenare Hitler. Passato il termine, scoppiavamo a piangere, felici di essere sopravvissute». Figlia di un dipendente delle ferrovie tedesche, la signora Wolk venne obbligata a diventare assaggiatrice del cibo del Furher dal sindaco di Partsch (oggi Parcz), la cittadina polacca a poco distanza dalla famigerata “Tana del Lupo”, nella quale si rifugiò quando il suo appartamento di Berlino venne bombardato. Tutti i giorni degli ufficiali delle SS andavano a prenderla a casa della madre e la portavano in un edificio scolastico, dove lei e le altre ragazze dovevano assaggiare i pasti destinati ad Hitler, sperando di non morire avvelenate. «La sicurezza era talmente stretta che non ho mai visto Hitler di persona, ma solo il suo cane alsaziano Blondi», ricorda la donna, unica sopravvissuta delle 15 assaggiatrici. E dopo il fallito attentato del 20 luglio 1944, quando degli ufficiali tedeschi fecero scoppiare una bomba che, nelle intenzioni, avrebbe dovuto uccidere Hitler (ma ovviamente non lo fece), i controlli vennero pure rafforzati e la Wolk e le sue compagne di sventura furono costrette a trasferirsi all’interno della struttura. Ma qualche mese più tardi, proprio mentre l’Armata Rossa avanzava, la donna riuscì a fuggire grazie all’aiuto di un ufficiale delle SS, che la mise su un treno per Berlino. La città capitolò nel 1945, ma per Margot fu l’inizio di un nuovo incubo, forse ancor più spaventoso del precedente. «Io e le altre ragazze giovani cercavano di vestirci come delle vecchie per non farci notare, ma i russi ci presero lo stesso, ci tagliarono gli abiti e ci chiusero nella casa di un medico, dove ci violentarono per 14 giorni di fila». A causa di quell’orrore, la signora Wolk non ha mai potuto avere figli («avrei tanto voluto una bambina», ammette oggi) e quando il marito tornò a casa nel 1946, dopo essere stato tenuto prigioniero in un campo di guerra sovietico, le terribili esperienze patite da entrambi finirono inevitabilmente per separarli. Morto Karl, Margot ha continuato a vivere da sola, coi fantasmi del suo passato a perseguitarla, «perché quell’incubo non va mai via». 

 

Una vita terribile, quella di Margot Wolk, che ha raccontato la sua storia anni e anni dopo, solo per paura che all’epoca qualcuno l’avesse potuta ritenere complice di un mostro.

 

La lettura è consigliatissima, coinvolgente e ricca di curiosità che non molti sanno. Fatemi sapere cosa ne pensate e se conoscevate già la storia di Margot Wolk.

with love

-Aurora

 

 

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Written by

Aurora

Testa tra le nuvole dal 1998.
Amo la letteratura, l'arte, le candele profumate e le polpette svedesi dell'Ikea