Un cancello e un cartello che ordina di non oltrepassare, il simbolo di una vita che nonostante sia stata all’apparenza vicina a moltitudini non è mai riuscita ad essere davvero unita a nessuno. Al di là del cancello si trova una immensa dimora, Xanadu, faraonico luogo nel quale da solo muore il nostro protagonista, Charles Foster Kane. Le sue labbra pronunciano una sola parola mentre guarda per l’ultima volta una sfera di quelle che contengono paesaggi innevati. “Rosebud” (in italiano adattato con “Rosabella”) è ciò che dice, il braccio cede e la sfera cade. Attraverso di essa vediamo entrare nella stanza una giovane infermiera che tempestivamente lo copre quasi come non aspettasse altro che la morte dell’uomo.

La scena si trasforma in un cinegiornale che narra la vita incredibile del defunto. Fermiamoci un attimo, è il 1941 e Orson Welles è al suo debutto cinematografico, ha carta bianca e inizia il suo film con la morte del protagonista. Questo è un chiaro messaggio, di Kane non ci interessa la morte ma la vita e forse in fin dei conti nemmeno quella, ci interessano i misteri e i segreti come appunto “Rosebud”. Il cinegiornale prosegue esaltando la vita dell’imprenditore, un accumulatore di ricchezze, un visionario, un uomo che ha tentato la politica, ha avuto due matrimoni e due divorzi e che come ultima parola ha pronunciato una cosa tanto assurda da spingere i giornalisti a volerne sapere di più. Il cinegiornale si interrompe e uno dei giornalisti viene mandato alla ricerca della verità, per prima cosa dovrà cercare informazioni su “Rosebud” nel luogo più logico, da una delle due mogli ma viene trovata alcolizzata e non vuole parlare. Successivamente allora il giornalista decide di fare delle ricerche su un diario di un uomo che conosceva Kane fin da piccolo in quanto suo tutore dopo che il piccolo era stato volontariamente affidatogli dalla madre allo scopo di crescerlo come un uomo di successo.

Altra rivoluzione, leggendo il diario in una stanza illuminata in maniera netta, dove le ombre e le luci sono definite come nell’espressionismo tedesco, finiamo nel passato del nostro protagonista e lo vediamo bambino mentre gioca sulla neve. La macchina da presa arretra esattamente come noi che stiamo osservando una scena indietro nel tempo, dall’esterno ci mostra un interno che pare addirittura più freddo, si parla di un bambino senza il minimo affetto verso di lui. Per il piccolo Charles c’è più calore nella neve. Dopo aver conosciuto il suo tutore Charles lo butta a terra spingendolo con la slitta che aveva in mano, non vuole questo, non vuole altro che la sua famiglia che lo sta rifiutando.

Ecco che vediamo una scena in cui gli viene regalata una slitta molto diversa da quella usata per spintonare il tutore e sulle parole “Merry Christmas??” pronunciate in modo stizzito dal bambino abbiamo un altro cambio di epoca: “And a happy new year!” pronunciato dal tutore mentre detta una lettera indirizzata a Kane. I due si sono allontanati appena Kane ha raggiunto l’età per farlo e per gestire il suo patrimonio in autonomia. In risposta a questa lettera Kane afferma di non avere alcun interesse sulle miniere d’oro ma di voler rilevare un giornale, la nuova vita di Charles sta iniziando con l’augurio di un felice anno nuovo.

La scena cambia, anche il contesto che la vede raccontata. A parlare non è più un diario di memorie ma una persona reale, il braccio destro di Kane. Abbiamo dei flashforward che ci spiegano quanto il giornale di Kane sia al tempo stesso spregiudicato e profiquo. L’etica viene spinta fuori dalla redazione, quello che conta è la tiratura e il conseguente incasso, Kane diventa potente e manipola l’informazione. È così potente da entrare in contatto con nientemeno che la nipote del Presidente degli Stati Uniti e sposarla.

Un altra persona però ci racconta, in una delle scene più interessanti della pellicola, la storia dei due. Li vediamo seduti al tavolo durante la colazione, nella prima parte di questa bellissima scena i due sono innamorati e il linguaggio del corpo lo dimostra chiaramente. Anche il linguaggio verbale dà il medesimo messaggio. I due sono vicini su un tavolo piuttosto piccolo e circondati dall’arredamento. La profondità di campo è solo accennata e il montaggio seppur classico termina le frasi di uno e dell’altra evidenziando l’espressione dell’ascoltatore. Passa il tempo (rappresentato da un susseguirsi di giornali in rapido scorrimento), i due si allontanano sia fisicamente che idealmente, il matrimonio inizia a scricchiolare. Altro stacco temporale e il tavolo si è allungato. I due leggono il giornale ma sono due giornali differenti, Kane legge il suo, la moglie la concorrenza. Il matrimonio sta volgendo al termine. Nove anni di matrimonio riassunti in pochi minuti, cinema all’ennesima potenza.

Kane aveva una relazione con un’aspirante cantante e, quando decise di scendere in politica il suo avversario e sua moglie lo scoprirono e lo costrinsero a ritirarsi a causa di un grosso scandalo. Kane si risposò dopo aver divorziato dalla prima moglie e costrinse al seconda a fare ciò che sognava, la cantante. Quando però si intraprende una carriera alla quale non si è adatti si ottiene soltanto infelicità e umiliazioni ed è questa la moneta con cui viene ripagata la ragazza.

La forte umiliazione culmina con un tentato suicidio messo in scena con maestria, tutto è contemporaneamente in scena, il flacone, la donna e la porta dalla quale entrerà Kane. Risparmio sul montaggio e nuovo metodo espressivo che gioca sulla profondità di campo.

Dopo il tentato suicidio Kane consente alla moglie di andarsene e quando rimane solo con la servitù distrugge la camera. Una vita di accumulazione e vuota d’amore fa presto a finire in frantumi. Soltanto una cosa lo ferma, una palla di vetro con la neve che vede all’improvviso. “Rosebud“.

La memoria lo ha portato a qualcosa di davvero importante, qualcosa di profondo che era rimasto seppellito sotto un’infinità di beni materiali. Rendendosi conto che la sua vita è ormai vuota Kane si lascia morire. Un accumulo di ricchezza non basta a riempire un cuore che non ha ricevuto amore nemmeno dalla sua famiglia. Kane è un povero nonostante possegga un immenso patrimonio, nonostante sia imponente, affermato, sicuro di sé è un bambino che ha bisogno di sua madre, un uomo che ha bisogno di una donna che lo sostenga e di amici che gli stiano accanto ma non riesce a tenersi accanto nessuno se non chi lavora per lui.

Il giornalista non ha risolto il mistero di “Rosebud” ma a noi è concesso sapere, Welles non ci lascia in sospeso e mentre vediamo un fuoco che brucia i beni di Kane notiamo una slitta e una parola scritta su di essa: “Rosebud” un bocciolo di rosa mai apertosi come, infondo, lo stesso Kane.

Considerazioni finali su Quarto Potere

“Quarto Potere” è un film incredibile e dobbiamo a questa pellicola e al suo creatore, unico nella storia che ha avuto veramente carta bianca sulla realizzazione, un capolavoro imprescindibile che ha creato tutto il cinema a seguire. Orson Welles è stato un genio visionario e questo film è frutto del lavoro di un giovane di 25 anni che ha avuto la possibilità di creare fregandosene delle regole, mettendosi in gioco in tutto e per tutto. Magari qualche giovane al giorno d’oggi avesse le stesse possibilità.

 

Lorenzo

 

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Lorenzo

Sono un grande appassionato di Cinema, soprattutto pellicole horror. Adoro anche il cinema classico e tutto ciò che non è mainstream. Sono anche un appassionato di videogiochi e serie Tv. Amo leggere e vado matto per Stephen King e Bruce Springsteen.