Giovedì 10 febbraio 2022 sono andate in onda la settima e l’ottava puntata di Doc 2; l’ottava puntata, intitolata “Cane blu”, è stata un omaggio a chi ha lavorato e lavora tutt’ora nei reparti covid o a chi ha avuto o ha a che fare con pazienti covid. Quella che segue è la mia personale opinione sull’episodio 2×8, non è una vera e propria recensione ma sono comunque presenti SPOILER, quindi non leggete l’articolo se ancora non avete visto l’episodio “Cane blu”.

La necessità di narrare la realtà

Fin da quando hanno iniziato a circolare le prime voci in merito a Doc 2, il mondo dei telespettatori si è diviso in due fazioni: chi riteneva corretta la scelta di narrare anche il covid e chi la riteneva sbagliata in quanto stiamo ancora vivendo la realtà che la fiction ha già superato. Personalmente appertengo alla prima categoria per un motivo molto semplice: vedere cosa accade ogni giorno in un reparto covid aiuta a vedere il mondo con occhi diversi, anche se siamo ancora dentro a quel mondo nella realtà di tutti i giorni. In circa un’ora di episodio i temi toccati sono stati tantissimi, compreso il ballo in reparto sulle note di Jerusalema che personalmente ho trovato molto bello perché reale -al netto di tutte le critiche lette in rete, basta cercare su internet i video dei medici e degli operatori sanitari per rendersi conto che quei brevi balli ci sono stati davvero e hanno rappresentato l’unico momento di pseudo normalità in un modo pieno di morte e devastazione. Ottima anche la scelta di inserire all’interno dell’episodio il piccolo omaggio ai sanitari sfiniti che si addormentano sulla scrivania.

Ho particolarmente apprezzato anche i passaggi con la figlia di Teresa e la sua difficoltà nell’affrontare la scuola in dad, nel sentirsi completamente fuori da ogni forma di vita “normale”, perché sono stati delicati ma crudi allo stesso tempo e hanno certamente permesso a tanti ragazzi e a tante ragazze di sentirsi in qualche modo rappresentati/e nel loro grido d’aiuto spesso silenzioso. Nell’ottavo episodio di Doc 2 sono stati inseriti tantissimi elementi con semplicità e verità ed è questa la vera forza di tutto l’episodio. L’omaggio era più che necessario e i nomi sul vetro, così come i braccialetti di chi non ce l’ha fatta appesi al ramo, sono stati il fiore all’occhiello di una puntata che dovrebbe essere vista da tutti e sicuramente anche dalle generazioni future.

Le interpretazioni

L’interpretazione, in questo episodio, era l’elemento chiave, molto più che in altri. Far percepire le emozioni, la fatica, lo sconforto di chi è stato ed è in prima linea nella lotta contro il covid-19 era necessario. Tutti gli attori in campo, chi più chi meno, hanno reso perfettamente ogni singola emozione provata non solo dai personaggi ma dalle migliaia di medici ed operatori sanitari che hanno vissuto e stanno vivendo tutto sulla loro pelle.

Su tutti sono da segnalare assolutamente Matilde Gioli, Beatrice Grannò e Gianmarco Saurino -in ordine alfabetico per cognome per non fare torto a nessuno. Matilde Gioli nella scena in cui la sua Giulia apprende della morte di Lorenzo è stata capace di dilaniare lo spettatore solamente con l’uso dello sguardo, con gli occhi vuoti, con l’impossibilità -probabilmente autoimposta- di sciogliersi in un pianto doloroso e benefico allo stesso tempo. Aspettavo la scena sin da quando Giulia è andata al cimitero da Lorenzo e me la immaginavo molto penetrante ma non fino a questo punto: devo dire che durante la visione ho fatto quasi fatica a guardare tutta la scena per intero e tutt’ora, se la riguardo, gli occhi tendono ad inumidirsi. Per quanto riguarda Beatrice Grannò, ho amato la sua interpretazione in ogni singola scena in cui era presente: Carolina si porta dentro tanti dolori, tanti drammi e l’attrice riesce a far arrivare tutto allo spettatore, ogni sensazione, ogni piccola crepa nel cuore della Fanti. Tra le scene più riuscite della puntata segnalo quella in cui Carolina e suo padre hanno appena scoperto che Lorenzo è mancato e, soprattutto, quella in cui sono entrambi a casa e parlano dell’accaduto. Infine, Gianmarco Saurino è sempre stato perfetto nell’interpretare Lazzarini ma, all’atto della sua morte, ha aggiunto ancora un tassello e l’ha reso più vero e umano che mai, portando a compimento un lavoro eccellente.

Il significato di cane blu

L’abbiamo atteso per un mese -complice la pausa sanremese- ma, forse, non eravamo davvero pronti a scoprirlo. Il cane di peluche era apparso in qualche dietro le quinte, quindi è stata una sorpresa a metà, ma il significato di un semplice pupazzo è stato tanto profondo nella sua semplicità da stupire senza bisogno di effetti speciali. Guardando la puntata viene istintivamente da pensare a tutti i “cane blu” che abbiamo incontrato nella nostra vita, a tutte quelle persone che ci hanno protetti e ci hanno fatti sentire al sicuro. Il cane blu diventa quindi un simbolo sia di speranza sia di vicinanza e aiuto e si fa portavoce di tutte quelle persone che, giorno dopo giorno, hanno lavorato e lavorano a testa bassa in quei reparti senza fare rumore, senza finire nelle cronache dei giornali ma impegnandosi al 110% nel loro lavoro, arrivando anche a dare la vita per essere, fino in fondo, i cane blu di qualcuno, spesso sconosciuto.

 

Concludo con un grazie, un grande grazie, a tutti coloro che lavorano in prima linea e a chi ha reso possibile la realizzazione dell’episodio 2×8 perché è stato un vero pugno allo stomaco incredibilmente necessario.

 

E voi cosa ne pensate dell’episodio “Cane blu”? Scrivetelo nei commenti!

Ilaria

 

P.S. Mi sono volutamente soffermata solo ed esclusivamente sulla parte della pandemia e su come è stata effettivamente trattata in Doc 2; l’ultima scena con Damiano e Giulia l’ho trascurata perché a mio parere è stata molto fuori contesto -nonostante io possa capire la “necessità” di chiudere l’episodio con un “colpo di scena”, trovo che la 2×8 dovesse essere esclusivamente rivolta al periodo pandemico.

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Ilaria

Sono una studentessa universitaria appassionata di teatro e di recitazione in generale ma anche di tennis.