Secondo articolo su Stanley Kubrick, questa volta proveremo a parlare di “Arancia Meccanica”, altro film incredibile del regista. Ovviamente ci saranno spoiler.

Alex (che in questo film non è semplicemente l’abbreviazione di Alexander ma significa “senza legge”) è un ragazzo che insieme al suo gruppo di amici, i Drughi, compie crimini in una Londra ai limiti della distopia. Alex e i Drughi si vestono di bianco, un bianco simbolo dell’assenza di sentimento ma anche della purezza della gioventù e bevono Latte+, un latte drogato (anche il latte è simbolo della giovinezza). Eppure questi ragazzi sono tutt’altro che puri, sono ultraviolenti. Kubrick e prima di lui Anthony Burgess, autore del romanzo, vogliono puntare il focus sulla natura violenta dell’uomo. Alex non è soltanto il male ma ha dentro di sé anche cose positive, è un esteta e ama l’arte e in special modo la musica classica. Questo ci fa capire che la violenza è una parte naturale dell’uomo e che nonostante tutto non è la sua unica componente, c’è sempre qualcos’altro.

Alex vive con i suoi genitori che non sembrano preoccuparsi del comportamento del figlio che in camera sua ha anche un serpente (simbolo fallico). Quando il suo gruppo decide di commettere un crimine in una casa di un uomo ricco la violenza prende il sopravvento e si manifesta in varie forme: sessuale, fisica, psicologica, sociale. Alex viene catturato e imprigionato per questo fatto mentre gli altri Drughi la scampano.

In prigione Alex conosce un prete che cerca di aiutarlo tramite la religione ma anche lì la violenza esiste, nella Bibbia ci sono molti episodi violenti, non ultima la crocefissione. Nei suoi sogni Alex si immedesima con un soldato romano che frusta Gesù. La sua indole sopravvive ancora. Alex viene scelto per essere cavia della nuova “cura Ludovico”, gli vengono mostrate immagini violente tenendogli gli occhi aperti e drogandolo per procuragli dolore. In questo modo la sua psiche assocerà la violenza a qualcosa di negativo e non compirà più atti violenti in vita sua. Durante la cura però la musica che viene riprodotta è proprio quella di Beethoven, il suo autore preferito. Alex perde anche il buono che aveva nella perdita del male. Perde l’umanità. L’unico a opporsi alla cura è il prete che sostiene che in questo modo Alex non sarà che un robot. Questa è la chiave del film.

Una volta riabilitato incontra i Drughi che ora sono dei poliziotti, lo Stato ha dato loro la possibilità di essere violenti e di rimanere impuniti. Saranno violenti anche con lui.

Incontra anche l’uomo che aveva malmenato prima di essere arrestato ed egli lo prende come esempio per andare contro lo Stato.

Alex non è più una persona libera, lo Stato lo ha divorato e risputato dopo essersi preso la sua umanità. Annientare l’umanità è la base della distopia, basti pensare a Orwell. Alex è il frutto di questa creazione e tenta di suicidarsi. Ecco il fallimento dello Stato. La politica ora è messa alla berlina, ha spinto un ragazzo a tentare il suicidio per colpa di una sua cura sperimentale. La politica però non resta indifferente, la distopia è destinata ad instaurarsi quindi Alex viene avvicinato da un politico che lo convince a collaborare in cambio di una vita tranquilla. Alex decide di diventare capo della polizia e ritorna così ad essere quello di un tempo. La violenza non può essere estirpata.

Già, la violenza non può essere estirpata ma può essere canalizzata. Canalizzata in qualcosa di non nocivo ma che comunque sfoghi l’innata indole violenta dell’animale uomo. Musica, scrittura, cinema, videogiochi, sport, hobby e tante altre attività servono anche come veicoli per sfogare la violenza. Cosa non serve invece? Qualcosa di molto simile alla Cura Ludovico che qualche nostro politico pensa di poter attuare su delle persone facendo così in modo che non siano più violente. Lascio a voi le conclusioni. Questo capolavoro del cinema condanna fortemente la violenza pur mostrandola in tutta la sua forza distruttrice, è uno specchio che ci viene messo davanti agli occhi quando ci sentiamo di invocare pene corporali sull’onda della rabbia. Ancora una volta Kubrick sonda l’animo umano e ne analizza in profondità gli aspetti. Di tecnica cinematografica non serve parlare, è Kubrick, tanto basta a dire che è un film ai limiti della perfezione.

 

Lorenzo

 

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Lorenzo

Sono un grande appassionato di Cinema, soprattutto pellicole horror. Adoro anche il cinema classico e tutto ciò che non è mainstream. Sono anche un appassionato di videogiochi e serie Tv. Amo leggere e vado matto per Stephen King e Bruce Springsteen.