La vita quotidiana di un qualunque organismo è condizionato dalla natura dell’organismo stesso e dall’ambiente in cui vivono; per quel che riguarda il medioevo si pensa che né l’ambente né l’uomo abbiano subito variazioni fondamentali e che le loro interazioni abbiano solo costituito la trama della storia; ma ciò non è così per fattori abiotici. Le stesse forme del terreno possono subire gravi modificazioni: terremoti, eruzioni vulcaniche, abissi che si aprono di colpo, slittamento del terreno… Le modificazioni del rilievo sono accelerate talvolta dall’azione delle acque: improvviso sprofondamento di un pezzo di ghiaccio che trascina un pezzo di montagna; innalzamento delle acque che sommergono città e campi… Importanza fondamentale hanno le variazioni climatiche: per esempio il risalire del fronte polare e delle acque calde che portano il tepore, fa disciogliere la banchisa e i ghiacciai; il livello del mare tende dunque ad aumentare e le coste basse sono invase. La formazione vegetale che copre la maggior parte dell’Occidente è così la foresta. Ma questa foresta non è del tutto simile a quella di cui conosciamo i residui; è nata o ha ripreso vigore nel corso di un periodo fresco ed umido ai tempi merovingi. Ma la foresta “naturale” anche nelle regioni dove è piena di vigore e si rigenera da sé non conserva la medesima composizione: c’è una costante lotta tra le diverse essenze, favorite volta a volta da impercettibile sfumatura climatiche su terreni simili. La variazioni spontanee, o lievemente influenzate dall’uomo, nel predominio delle varie essenze, hanno conseguenze molto importanti: il terreno da cui ricavano questo o quel minerale può essere modificato nella sua composizione, ma soprattutto lo strato di foglie morte, presto decomposte, costituisce la pellicola, di terra vegetale chiamata humus. Perciò, descrivere l’Occidente medievale come un’immensa foresta di querce e di faggi che lasciavano il posto agli abete e ai carpini verso il nord o nelle montagne è una constatazione fondamentale per chi voglia studiare la vita degli uomini in questo periodo. La fauna dell’occidente era perciò leggermente diversa qualitativamente da quella che conosciamo; e la proporzione relativa della specie come il numero egli individui che appartenevano a queste era molto differenti. Le specie più diffuse erano orsi, lupi, linci, cinghiali, ma a differenza di adesso la vita quotidiana è stata in parte una lotta costante contro una natura schiacciate e mal conosciuta.

Il medioevo ha ereditato dall’antichità un erto numero di tecniche e di arnesi che lasciavano l’uomo meno disarmato del primitivo di fronte al mondo. Le principali risorse dell’uomo erano sempre il ferro e il fuoco. La produzione del metallo, riservata a lungo alle armi, poté essere destinata ugualmente agli strumenti che permettevano di lavorare il legno, e anche a pietra, ma soprattutto la terra. Dall’epoca carolingia si utilizza una vasca di notevoli dimensioni murata al suolo con aerazione naturale da parte dei venti; si aveva quindi un metallo di migliore qualità. La migliore utilizzazione dell’energia idraulica, mulini, natanti, mulini mossi dalla marea e soprattutto mossi dalla corrente o su diga, è forse il progresso più importante che abbia realizzato il medioevo. La conoscenza dei venti marini delle vele e delle strutture marittime ha probabilmente permesso ai normanni di elaborare nel secolo XII un nuovo tipo di mulino: quello a vento che fu molto utile anche per la macinazione del grano. La forma di energia più comunemente impiegata era quella animale e quella fornita dagli uomini stessi. Tuttavia questi sforzi furono più efficaci grazie ad invenzioni semplici ma rivoluzionarie come la carriola o la ruota a cerchione e raggi, guarnita di placche di ferro se non cerchiata. Anche la caccia e ala pesca dispongono di un arsenale molto attrezzato. Gli assalti e i paralleli sfruttamenti dell’ambiente hanno avuto conseguenze fondamentali che sfuggirono spesso al controllo umano; il rinnovamento delle essenze fu affrettato; il massacro preferenziale dei grandi alberi favorì quelli più scadenti; lo sfruttamento della foresta, se da un canto porta molti vantaggi, ha accresciuto il deterioramento del manto vegetale e modificato in parte l’idrografia, il microclima e anche il suolo e il rilievo. La sistemazione dello spazio pone ugualmente il problema delle carreggiate nelle paludi, dei ponti sui corsi d’acqua, dell’utilizzazione dei guadi, della scelta dei valichi. E se il cammino medievale seguì spesso quello romano, il solo esempio dei magnifici ponti sparsi nell’occidente ci ricorda a sufficienza l’entità dello sforzo compiuto a quell’epoca dagli uomini. La lotta contro il vento, il freddo, la pioggia, il calore eccessivo e anche contro le bestie, la notte, il malocchio, la natura coi suoi aspetti spaventosi porta, come nei secoli precedenti a costruire case e a istaurare ei climi artificiali. Visto il predominio della foresta il materiale base è il legno; per i castelli eretti sui poggi, per le case, o almeno per il loro colombaio, nelle città, che perciò spesso bruciano; per la capanna di un contadino o un paesano… Le chiese sono spesso di legno; e lo stesso dicasi dei bastioni dei grod polacchi, dell’ossatura egli argini, rinforzati con pioli, della palizzata delle case fortificate e soprattutto sono di legno le armature, le travi che sostengono i pavimenti o il lastrico della strada, le capriate o i travicelli dei tetti, i mobili, molti arnesi o utensili domestici. La tecnica del clima artificiale non è molto progredita, ma sono dei fuochi di legna in via eccezionale di torba, che permettono di migliorare di poco la temperatura ambiente intorno al camino signorile o al focolare rustico. Queste costruzioni proteggono contro l’eccessivo calore dell’estate, se ce n’è bisogno; proteggono abbastanza male dall’umidità e soprattutto dal freddo: correnti d’aria passano attraverso le fragili finestre senza vetro o dei buchi del muro. Vi erano pochi tessuti che evitano il contatto dei muri o dei pavimenti di gelida terra battuta o di pietra, e il riscaldamento generale era insufficiente. L’abito ha certo parecchie funzioni, e quella di difendere dal freddo non è la principale. Tutti vestivano in lungo; si possono appena rilevare alcune sfumature, d’altro canto funzionali per l’uomo in genere, tanto per il lavoratore e per il guerriero, che portano entrambi durante l’attività un costume più corto e comodo, quanto i nobili che non si devono muovere, portano vestiti di materiali più preziosi. Non ci sono abiti stagionali e si mette lo stesso vestito d’estate e di inverno; perciò si è costretti a sovrapporre parecchi capi di vestiario, e anche se i più intimi non sono molto attillati, gli strati d’aria che li separano sono ottimi isolanti. Il capo esterno, quasi sempre è foderato di pelliccia, ossia del materiale più efficace contro la dispersione del calore, spesso, ma leggero, impermeabile all’acqua ma non all’aria. Il nutrimento elementare dell’occidente medievale, è qualitativamente paragonabile al nostro: i glicidi e gli idrati di carbonio in genere erano forniti dai cereali. Con la farina ottenuta macinando i grani si confezionano pastoni, gallette o pani, grazie al lievito di birra. Lipidi e proteine venivano da alimenti vegetali o animali; poche erano la frutta e la verdura, salvo quelle dei ricchi signori, che nei loro banchetti sfoggiavano anche frutti esotici. Le bevande alcoliche erano diffusissime, soprattutto il sidro e il vino, quest’ultimo considerato come elemento fondamentale per la comunione cristiana, insieme con il pane. La vite era coltivata ovunque il clima lo permettesse anche in Inghilterra, e i vigneti più importanti erano quelli nella zona parigina. In generale vi era una dipendenza troppo grande dai cereali in genere, poiché davano troppi glicidi, poca energia, ma soprattutto perché si veniva a dipendere troppo dal raccolta stagionale e quindi a volte la popolazione aveva problemi di carestia e di sussistenza.

 

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Sara

Artista. Classe 1998. La big delle sette sorelle Greffi.
○ Fondatrice del blog Sara Scrive e manager della @Scrive_Squad
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○ Condivido la mia passione per l'arte e tutto ciò che sembra uscito da un film