Cosi, quando non avevo nulla da fare, mentre studiavo per l’esame di Regia Digitale ho deciso di mettere come sottofondo due film non troppo impegnativi (che a primo impatto non mi avevano dato chissà quale impressione) ma che alla fine si sono rivelati una piccola sorpresa e che ho deciso di confrontare in questo articolo.

Da una parte abbiamo Little Italy – gli italiani visti come immigrati e dall’altra Bangla – l’Italia vista con gli occhi di un italiano di seconda generazione.

Little Italy – Pizza, amore e fantasia

Già il titolo la dice lunga. Comunque, questo film del 2018 contiene tutti gli sterotipi degli italiani all’estero, ma a parte questo difetto è una commedia piacevole, da vedere giusto una volta per farsi qualche risata laddove la sceneggiatura propone battute simpatiche. Effettivamente il film a parte cadere in alcuni clichè da love story è abbastanza divertente e spensierato, e devo dire che non mi aspettavo uscisse abbastanza dalle stesse cose riviste.

La scenografia è davvero colorata e il cast non è male, anzi si vede che c’era chimica sul set… ma il doppiaggio era davvero sopra le righe

 

Sicuramente Little Italy è un buon modo per vedere gli italiani e l’italianità dal punto di vista degli americani di oggi.

Bangla

Phaim è un giovane ragazzo bengalese di 22 anni, nato in Italia. Vive nel quartiere romano di Torpignattara e passa le sue giornate tra la famiglia (composta da un padre sognatore, una madre molto tradizionalista ed una figlia prossima al matrimonio con un altro ragazzo bengalese), il lavoro da steward in un museo, le visite al suo amico pusher Matteo e la musica, suonando con la sua band Moon Star Studio, composta da tre suoi amici. Con il suo gruppo, a volte suonano in giro per locali, ed è proprio durante una di queste serate che Phaim conosce Asia, una giovane ragazza romana della quale si innamora. Adesso la vita di Phaim è ad un bivio. Il ragazzo deve prendere una decisione: andare via dall’Italia e partire per Londra con la famiglia, oppure restare a Roma per rimanere con i suoi amici di sempre e con la ragazza che ama.

Come avrete intuito questo è il primo film del regista, che fra l’altro è anche l’attore protagonista, ed è il classico film antropologico, da underground che viene proposto ai festival perchè “diverso” e non il solito film commerciale.

Sarò sincera, il film mi è piaciuto nel complesso, perchè tutto sommato mostra una realtà che non conoscevo ed essendo una persona curiosa ho apprezzato esplorare la mia città con gli occhi di Phaim.

Però ci sono molti aspetti che mi hanno infastidita/rovinato la visione e sono dovuti chiaramente all’inesperienza e in certi casi mi sento di dire “dell’amatorialità” della produzione. In primis, spesso le inquadrature sembrano girate con un cellulare e l’inquadratura non è ferma o con movimenti di macchina fluidi.

La cosa però che mi rendeva difficile la visione del film era la recitazione del protagonista: già i dialoghi non sono di chissà quale spessore, figuriamoci se vengono pronunciati con un tono monocorde e un’espressività inesistente. Sembrava di ascoltare i bambini durante le recite scolastiche che leggono con troppa enfasi o a pappardella le battute.

In particola la voce fuori campo, ovvero il Phaim narratore aggiunto in post produzione, risultava ancora più falso perchè in teoria essendo una voce fuori scena doveva essere ancora più espressiva per entrare nel film…

Quindi io avrei evitato di fare da regista ma anche da attore protagonista nel caso in cui non avessi avuto un’adeguata preparazione.
Altra cosa che non mi è piaciuta molto è stata la totale mancanza di caratterizzazione del personaggio di Asia che rimane in balia tra lo stereotipo della ragazza da centro sociale e la radical chic bipolare. E’ stata un personaggio abbastanza fastidioso, al limite della tipa scazzata che giustamente esplode quando si giunge alla classica scena del “ti vergogni di farti vedere in giro con me/non vuoi che la gente sappia che usciamo insieme”.

E ….OK!

Secondo me la storia sarebbe funzionata meglio se si fosse concentrata di più sul confronto italiani/integrazione.

Voi cosa ne pensate?

 

Qui Sara Scrive, passo e chiudo!

Written by

Sara

Artista. Classe 1998. La big delle sette sorelle Greffi.
○ Fondatrice del blog Sara Scrive e manager della @Scrive_Squad
○ Content creator
○ Condivido la mia passione per l'arte e tutto ciò che sembra uscito da un film