Alone, alone, all, all alone,  

Alone on a wide wide sea! 

And never a saint took pity on 

My soul in agony.

S. T. Coleridge, “The Rime of the Ancient Mariner” 

Il mio viso attonito riflesso sullo schermo nero a fine film penso che possa riassumere tutto quello che ho provato nel vedere “the Lighthouse”, nuovo attesissimo lungometraggio del noto regista di “The VVitch”, Robert Eggers.

Presentato alla Quinzaine des réalisateurs del 72º Festival di Cannes, la pellicola racconta la storia di due marinai di fine Ottocento che si ritrovano confinati su un’isola della Nuova Scozia. Thomas Wake (Willem Defoe) è il guardiano del faro stagionale mentre Ephraim Winslow(Robert Pattinson) è il suo aiutante propostosi volontario; a causa del maltempo abbattutosi prepotentemente sull’isola, i due saranno costretti ad una convivenza obbligata che li trascinerà in un turbinio di generale follia.

L’atmosfera claustrofobica e costringente è evidenziata particolarmente dalla scelta registica di filmare in bianco e nero e in 19:16, non lasciando nemmeno uno spiraglio di spazio nei primi piani delle facce di Defoe e Pattinson. A rendere il tutto ancora più gelido sono le musiche di Mark Korven, intense, quasi cacofoniche, inframezzate dal suono sferzante del corno del faro che riecheggia nell’atmosfera e i suoni corporali dei nostri cari protagonisti.

Robert Pattinson (Ephraim Winslow) mentre balla abbracciato a Willem Defoe (Thomas Wake).

“Should pale death with treble dread 

make the ocean caves our bed, 

God who hear’st the surges roll, deign to save the suppliant soul.“

Sono le prime parole che sentiamo pronunciare nel film da Thomas Wake; la sceneggiatura sembra esser uscita dall’ Inferno dantesco dove ad attimi di puro onirismo come questo, si alternano turpiloqui e crudità, creando un chiaroscuro di momenti tra il solenne e il triviale.

Le interpretazioni sono fenomenali. Willem Defoe si riconferma essere il nuovo DiCaprio prima dell’oscar per The Revenant, senza neanche un riconoscimento dall’Academy ma che continua a realizzate interpretazioni mozzafiato come quest’ultima. D’altra parte, Robert Pattinson si avvicina a ruoli sempre più raffinati (come quello nel nuovo film di C. Nolan, Tenet) e lasciandosi alle spalle l’incubo della saga di Twilight, adottando una recitazione decisa, ma naturale.

Il loro rapporto, all’inizio quasi formale, che tiene conto del divario generazionale, precipita in un battito di ciglia, a seguito dell’atto sacrilego di Ephraim, nonostante le avvertenze di Thomas a riguardo. È così che la narrazione si miscela nella leggenda di Ulisse, in quella di Prometeo e in quella del vecchio marinaio di Coleridge: il canto della sirena (in questo caso sia in senso mitologico che reale, quella del faro) ammalia Ephraim, riducendolo a diffidare di Thomas, il quale nasconde qualcosa di surreale: il fuoco tanto agoniato dal figlio di Giapeto e Climene, a cui non potrà resistere. Ed ecco che il microcosmo creato sull’isola si incrina, scivolando in una spirale di violenza e perdita d’inibizioni, in cui l’unico scopo è arrivare alla conoscenza ultima del mondo, in un atto di sfida verso gli dei, proprio come Prometeo e Ulisse, ma la cui tracotanza verrà ben presto punita.

Una tragedia in cinque atti, il soverchiamento degli schemi che si intrecciano tra mito e leggenda: questo è The Lighthouse, che vi aspetta al cinema più presto di quanto vi aspettiate. Siateci.

trovate il link al trailer qui.

Robert Pattinson (Ephraim Winslow) in una scena finale del film.