In Italia c’è questa tendenza quasi culturale a rimanere per sempre a casa con mamma e papà.
Lo facciamo per affetto, certo, ma anche perché è comodo, perché la vita costa, perché “tanto c’è tempo”, perché “meglio aspettare di sposarsi”, o perché — diciamolo — ci fa paura l’idea di affrontare tutto da soli.
E invece no. Bisogna combattere per la propria indipendenza, anche quando sembra impossibile.
Andarsene via di casa è una conquista. È una di quelle cose che ti cambiano la percezione di te stesso, che ti fanno capire quanto vali davvero, quanto sei in grado di cavartela anche quando non hai nessuno a tenerti la mano.

Io l’ho capito a ventidue anni, quando ho cominciato a lavorare in maniera seria. E da allora ho iniziato a pensare che volevo andare via di casa, che volevo un posto tutto mio. Non perché stessi male con la mia famiglia, ma perché avevo bisogno di uno spazio dove crescere, sbagliare, respirare.
All’inizio era solo un sogno, un’idea vaga. Non avevo un soldo da parte e, come molti, pensavo che fosse una cosa troppo lontana, troppo grande per me. Ma col tempo ho cominciato a capire che se volevo davvero farcela, dovevo organizzarmi e crederci fino in fondo.

Certo, in Italia non è facile. Gli stipendi sono bassi, i mutui sembrano un labirinto e il costo della vita aumenta ogni anno. Ma per fortuna esiste un aiuto importante per chi, come me, decide di fare il grande passo: il Fondo Consap.

Cos’è il Fondo Consap e come funziona

Il Fondo Consap (acronimo di Concessionaria Servizi Assicurativi Pubblici) è un’iniziativa dello Stato che aiuta giovani, single o coppie, ad acquistare la loro prima casa.
In pratica, lo Stato fa da garante del mutuo fino all’80% del valore dell’immobile (in alcuni casi anche 100%) permettendo così alle banche di concedere finanziamenti anche a chi non ha ancora una grande disponibilità economica o garanzie solide.

Non si tratta di un regalo, ma di un aiuto concreto. Il fondo interviene quando non puoi versare un anticipo molto alto, o quando il tuo contratto di lavoro non è considerato “sicuro” come quello a tempo indeterminato. È pensato proprio per chi si trova in quella terra di mezzo tra “non posso permettermelo” e “potrei, ma nessuno mi dà fiducia”.

Per accedere al Fondo Consap serve avere meno di 36 anni, non possedere altre case e richiedere il mutuo per la prima abitazione principale.
Le banche aderenti, poi, valutano la pratica e se tutto è in regola, la garanzia statale ti permette di ottenere un mutuo con tassi agevolati e condizioni più sostenibili. Ma attenzione: anche se è un aiuto enorme, non significa che la banca ti regala la casa. Perché una volta firmato il mutuo cominciano le vere spese.

Le spese che nessuno ti dice

Quando compri casa, scopri che il mutuo è solo la punta dell’iceberg. Ci sono tutte quelle spese “extra” che non dipendono dalla banca ma da te.
E fidati, sono tante. C’è l’agenzia immobiliare, il notaio, le imposte, le perizie, le pratiche catastali, i lavori di sistemazione, l’arredamento, i mobili, gli elettrodomestici, la cucina, i lampadari, le tende, persino le chiavi di riserva. E poi le utenze: acqua, luce, gas, condominio, internet.
Quando firmi il rogito pensi di aver finito, ma in realtà è lì che inizia la vera avventura. Io ci sono arrivata dopo anni di risparmi. Ogni mese cercavo di mettere da parte qualcosa, anche poco, ma con costanza. Perché, per quanto il Fondo Consap ti aiuti, nessuno potrà mai sostituirsi a te nel sostenere le spese quotidiane di una casa.
E non c’è nulla di più bello che sapere che ogni euro speso, ogni sacrificio fatto, ti sta portando verso la tua libertà.

La ricerca: un film infinito

Quando ho finalmente avuto abbastanza soldi da parte, ho cominciato a cercare casa. E lì, sinceramente, è iniziato un film.
Chi ha mai cercato casa in Italia sa perfettamente di cosa parlo: annunci falsi, foto ingannevoli, prezzi assurdi, case che sembrano perfette online e poi dal vivo crollano a pezzi. Ovviamente, a gestire questo inferno ci sono gli agenti immobiliari. Probabilmente una figura mitologica con l’aspetto di uomo e il cervello di diavolo.

Io ho passato due anni interi su Idealista e Immobiliare.it, tra appuntamenti, delusioni e false speranze. Due anni e 100 appuntamenti.
E quando finalmente si è aggiunto anche Riccardo, il mio ragazzo e futuro marito, la ricerca è diventata una missione di coppia, ma non per questo più facile.

La cosa peggiore, lo dico senza mezzi termini, sono stati gli agenti immobiliari. Ovviamente non tutti, quasi, ma ne ho incontrati di ogni tipo.
C’era quello che mi voleva vendere una casa senza i documenti in regola, quello che mi faceva perdere tempo con immobili già promessi ad altri, e quello che giocava al rialzo come se fossimo all’asta: avevo fatto una proposta e, al momento della firma, mi è stato detto che c’erano “altre offerte” e che avrei dovuto rilanciare di 5.000 euro. Mi sono alzata e me ne sono andata, ovviamente dopo aver pensato che era urgente  un’azione vendicativa da parte del karma per avermi fatto perdere tempo e avermi preso in giro in quel modo.

Situazioni surreali, poco professionali, che ti fanno perdere fiducia e speranza. Per mesi ho pensato che non l’avrei mai trovata, questa famosa casa.
Poi un giorno, quasi per caso, è successo.

Il giorno giusto

Era un appuntamento come tanti.
La casa era carina, discreta, nulla di particolarmente eccezionale. Ma quella volta qualcosa era diverso.
L’agente non sembrava un agente: non mi ha chiesto acconti assurdi, non ha cercato di nascondere nulla, non ha provato a vendermi sogni. È stato chiaro, sincero, trasparente. Ci ha spiegato tutto: i pregi, i difetti, la storia della casa. Non ha chiesto 5 mila euro sotto forma di assegno per vederci in agenzia e consultare i documenti di casa e finalizzare una proposta. Nessuno dei trucchetti da agente immobiliare.

Quando io e Riccardo siamo usciti da lì, ci siamo guardati e abbiamo detto la stessa cosa:
“Ok, ci fidiamo. Facciamo un’offerta.”

E l’abbiamo fatta. Così, dopo tante fatiche, abbiamo comprato casa.

Da quel giorno la mia vita è cambiata.
Ho una routine, delle abitudini, delle piccole cose solo mie.
E ogni volta che apro la porta, so che quella chiave non apre solo una casa: apre la mia libertà.

Comprarsi casa non è solo un investimento economico, è un atto di indipendenza.
È dire a sé stessi “ce l’ho fatta”, anche se nessuno ti ha regalato nulla.
È capire che il comfort della casa dei genitori è meraviglioso, ma non può sostituire il senso di dignità e autonomia che si prova quando hai un posto tuo.

Non è facile, e non deve esserlo.
Ma è possibile, e vale ogni sacrificio.

Perché alla fine, comprarsi casa non è solo una questione di mattoni:
è il primo vero pensiero di libertà.

Qui Sara Scrive, passo e chiudo!

Written by

Sara

Romana, classe 1998.
La maggiore delle sette sorelle Greffi.
Fondatrice di Sara Scrive, curiosa per natura e instancabile sognatrice.
Racconto la vita come un film — tra arte, storia e viaggi.