Il Vile Ingannatore, l’antieroe che trascende i limiti.

Abbiamo trattato brevemente l’archetipo del Vile Ingannatore in un precedente articolo, vedendolo nella serialità asiatica come un eroe decaduto dalla sua missione d’eroe.  Ma nella trattazione letteraria o seriale- cinematografica ci sono casi in cui il protagonista non sia puro di cuore?

Se penso ad un personaggio di questo genere il primo a cui penso è il bel Dorian Gray descritto da Oscar Wilde nel 1890. Dorian in principio non è malvagio, ma la brama di eterna beltà macchia la sua anima arrivando a spingere il giovane a stringere un patto con forze “occulte”. Il dipinto invecchierà e diverrà brutto perché ascenderà a specchio della sua anima macchiata da nefandezze e cattivi sentimenti. Dorian è divenuto esso stesso un archetipo moderno quello dell’avidità e della ricerca dell’impossibile.

I fumetti prima e i film o serie tv dopo iniziarono ad avere come protagonisti personaggi che di eroistico avevano ben poco, penso a John Constantine e Venom. Entrambi sono legati  ad un lato molto particolare e sensibile. L’inferno e i demoni il primo e la pazzia il secondo. Il primo è un detective dell’occulto legato alla magia e al mondo demoniaco, il secondo è un simbionte alieno. Ma cosa rende questi due personaggi antieroi. John non è un uomo malvagio ma fin dalla giovane età fu attratto dall’occultismo che portò sventura a chiunque avesse avuto la sfortuna di stargli accanto. L’unico amico mortale che riuscirà a sopravvivere è il migliore amico nonché primo coinquilino del giovane John, il tassista Chas.
Il secondo invece riguarda un cattivo che non nasce come tale, siamo abituati a vedere questo personaggio come portatore di pazzia invece è esso stesso vittima  del suo destino. I simbionti nell’universo Marvel prendono i caratteri dal primo essere ospite che infestano. La sfortuna volle che il primo essere umano con cui l’alieno entra in contatto non fosse come tutti pensano Eddie Brock ma bensì il sociopatico “eroe” Deadpool.

Quindi potremmo essere portati a pensare ancora una volta che l’antieroe sia figlio di un destino che lo vuole decaduto.

Prima però di trarre conclusioni dobbiamo pensare ad una cosa, la narrazione edulcora la malvagità?

 

Quando il vile ingannatore coincide con il male.

In questi ultimi anni sia al cinema che le serie tv ci stanno regalando molti volti noti non per la loro bontà d’animo come protagonista della narrazione. Gli esempi che voglio prendere in considerazione sono Lucifer Morningstar, l’angelo decaduto Lucifero. Passando poi per la miniserie “Faccia d’angelo” che tratta la vita del ” Toso” Felice Maniero e la sua banda ” la mala del Brenta”. Finendo per saggiare gli eccezionali personaggi interpretati al cinema da Pierfrancesco Favino nel “Il traditore” e “Hammamet“.

Quando apparve il pilot di una serie che vedeva il diavolo tra noi, ricordo lo sdegno di alcune parti del pubblico. La serie omonima “Lucifer” narra le gesta del figlio decaduto di Dio, ma lo vediamo come l’eccentrico proprietario del locale Lux a Los Angeles. Ma fin dal primo momento possiamo vedere come il protagonista interpretato da Tom Ellis usi le sue abilità ammalianti per risolvere i casi con la polizia. Esatto l’archetipo del malvagio ingannatore è prestato al bene anzi scopriremo che in realtà non è così malvagio come ci era stato raccontato. Perché in questo  caso è vittima del volere di suo padre.
Il cinema italiano invece ci regala la storia di due personaggi che hanno in comune con Lucifer o Dorian Gay, l’animo corrotto, sia Felice Maniero che Tommaso Buscetta, appartengono  ad associazioni a delinquere. Ci vengono presentati non come puri  ma attraverso le loro vite fatte di stenti ed opulenza entrambi arriveranno ad un punto dopo svariate evasioni diventeranno i primi collaboratori di giustizia andando a minare il sistema criminale. Il terzo caso è dato da Bettino Craxi stratega politico e premier interprete e forse uno dei mattoncini che porteranno alla crisi della prima repubblica italiana. Fuggito dal nostro paese e rifugiatosi nella città tunisina dove trascorrerà il resto della sua vita.

Lucifer la serie tv, che portò un personaggio malvagio ad essere l’eroe della storia.

Conclusioni e riflessioni.

Come abbiamo visto l’archetipo dell’ingannatore è qualcosa che viene usato sovente in questo ultimo decennio forse perché ci siamo stufati di tifare per il buono e noioso o forse perché tendiamo a pensare di essere interessanti a nuotare controcorrente. Ma fermiamoci a riflettere un secondo, qualche anno fa si scatenò la cosiddetta “guerra di Potter”. Migliaia di copie dei libri del mago inglese vennero bruciate.  Le comunità ultra cristiane  ritennero la trattazione della  magia qualcosa di aberrante e che avvicinava i bimbi  al demonio. All’opposto vi erano coloro che invece videro i libri della scrittrice inglese J.K Rowling come fonte di avvicinamento alla lettura e un grandioso aiuto allo sviluppo della fantasia. Solo questo aneddoto dovrebbe farci riflettere sugli esempi citati nell’articolo e farci arrivare ad un risposta.

Il vile ingannatore è adattato all’esigenza, ma non deve essere idolatrato.

Il male viene edulcorato dalla narrazione? Banalmente la risposta è sì. Ma attenzione tutti sanno che Lucifero è cattivo e che le serie tv sono finzioni, ma nelle mani sbagliate  o meglio nelle menti influenzabili il dogma potrebbe essere sradicato dalla tv.  Come ogni cosa la verità sta nel mezzo e nell’educazione dei bimbi.  Ma questo caso è come Dorian Gray sappiamo tutti sulla base del vivere sociale cosa sia giusto o sbagliato. Quello che mi fa riflettere più profondente non è Lucifero -archetipo dell’ingannatore da manuale- quanto dei terroristi o malviventi che grazie ad una serie tv, un film vedono le loro azioni quasi giustificate perché l’attenzione è posta su di loro. Il Toso e Masino sono delinquenti e loro stessi l’hanno ammesso senza mai pentirsi delle loro appartenenze ma hanno goduto di benefici per un bene “superiore”. Felice Maniero nella sua opera di pentito ha aiutato le forze dell’ordine a catturare e condannare più di 500 persone, mentre Buscetta ha sfidato da “soldato” semplice Cosa Nostra, aiutando un vero eroe della nostra storia nazionale, il giudice Falcone. In breve loro sono stati gli aiutanti dell’eroe, che con il loro aiuto hanno portato a compimento la missione finale.  È mia ferma opinione che le opera di finzione anche se biografiche siano edulcorate perché devono essere somministrate ad un vasto pubblico, nazionale ed internazionale.

Non dimentichiamo mai un fondamentale della narrazione serale o cinematografica. L’eroe della storia non può vivere una vita serena, anzi deve essere costellata da ostacoli. Il motivo è abbastanza banale infatti lo diamo per scontato. Sono gli impedimenti che ci fanno immedesimare o empatizzare. Questo accade anche con personaggi dall’animo ormai non più casto. Ma il problema quindi è il rapporto psicologico che si instaura tra noi e l’attore che veste quel “costume”. Il male resterà tale anche se edulcorato o reso adatto al contesto.

Archetipo del vile ingannatore
L’ingannatore è frutto della nostra percezione

 

Piccolo aneddoto, nelle guerre di Potter, una bambina analfabeta di sette anni vinse la lotta contro il bigottismo dei predicatori americani. L’occultismo ha dato la possibilità ad una bimba di imparare a leggere,pensare e lottare per le sue idee. Perché una bambina è riuscita a vedere il bene dove l’adulto vede il male? Forse è frutto della società d’appartenenza o forse del forte legame dogmatico che tutti abbiamo.
Appare chiaro che questo archetipo non può esistere se non ha con se al fianco l’eroe, il mentore e lo specchio. Perché non dimentichiamo che gli archetipi sono per loro natura collettivi, appartengono alla società.