Premessa

A più di un anno dall’articolo “perchè guardare drama coreani” ritorno sul blog con un bagaglio culturale e tecnico riguardo cinematografia e abitudini coreane più corposo. Quindi ho maturato nuove riflessioni e volevo approfondirle con voi in una specie di sequel dell’articolo precedente.

Fondamentalmente, la mia mia risposta al perchè guardare drama coreani si basava sul concetto di novità e sull’essere aperti a qualsiasi cosa esca dai nostri schemi e non avere pregiudizi. Col tempo però, ho sviluppato un pensiero più critico, scoprendo un sacco di punti di forza che i prodotti d’intrattenimento made in Corea offrono.

Più che altro, guardando un sacco di drama, mi sono ritrovata a scoprire un sacco di elementi che accomunano tutte queste serie e che probabilmente riflettono il modus operandi dell’industria entertainment della Corea del Sud. Ecco, chiariamo questo punto: parlo di serie tv sud coreane. Quelle della corea del nord non mi sono familiari.

Per la redazione di questo articolo mi sono basata sul libro The_Transnational_Asian_Studio_System, che tratta di tutto il panorama industriale asiatico, di cui però ho preso in considerazione solo ciò che riguarda la Corea del Sud. Ho preso in considerazione anche “il cinema classico americano” e il libro di P. McDonald “The Star System” per fare alcuni paragoni con ciò che conosco bene.

Uno studio system contemporaneo?

Quando parliamo di studio system ci riferiamo a un sistema hollywoodiano affermatosi negli anni Trenta

Sappiamo che la Corea del Sud è un paese con una storia molto travagliata, quindi il suo processo di modernizzazione è avvenuto dopo e più lentamente rispetto al nostro. A volte mi verrebbe da pensare che addirittura si possa parlare di modernizzazione a scoppio ritardato, quindi ciò che noi facevamo negli anni trenta, loro hanno cominciato a farla all’inizio degli anni 90.

La cultura diversa dalla nostra e anche i vari avvenimenti che hanno influenzato il paese, si sono ripercossi sulla formazione dei processi creativi di film, serie tv e musica.  Il risultato finale, non è esattamente la stessa cosa che fu lo studio system americano – quindi un sistema centralizzato con attori/tecnici stipendiati, case di produzione che gestivano produzione, distribuzione ed esercizio (sistema verticale integrato) – però ci sono tanti punti in comune con soluzioni leggermente diverse.

Le caratteristiche dell’industria coreana, simili a quella hollywoodiana, sono:

  • Sistema fortemente basato sullo star system – immagine/apparenza di copertina
  • Centralizzazione e promozione della produzione nazionale
  • Razionalizzazione dei generi e controllo del lavoro
  • Linearità dei racconti – stile classico

Gli artisti coreani sono l’immagine perfetta che riassume gli obiettivi e la cultura sociale del paese. Nonostante non sia più come negli anni trenta, gli artisti, rispetto ai colleghi internazionali, sono più vincolati ad agenzie, case di produzione e pagamenti stipendiati piuttosto che pagamenti in percentuale e agenti personali. Gli artisti coreani sono vincolati da rigide regole e scalette da seguire. Non sono liberi come artisti americani, sia per il tipo di contratti restrittivi che si trovano a firmare e sia perchè la società ha ancora una concezione molto rigida che si basa molto sull’apparenza.

Per farvi un paragone con il passato hollywoodiano, gli attori americani erano costretti a lavorare sotto contratto, senza la libertà di poter fare film con case di produzione diverse, quando venivano scelti dovevano mischiare la vita privata con quella pubblica ed evitare scandali o relazioni che potessero danneggiare la loro apparenza. Inoltre, non era raro trovare artisti costretti a cambiare connotati chirurgicamente perchè la produzione doveva vantare una scuderia di attori belli e perfetti.

Clark Gable

Un attore poteva rimanere incollato alla sua immagine pubblica/personaggio, a tal punto che l’attore comico Buster Keaton non rideva in pubblico, oppure Judy Garland costretta a dimagrire per essere perfetta per il ruolo da protagonista nel mago di OZ. Non che queste cose non ci siano ancora, ma sicuramente prima era tutto molto insabbiato e non c’era spazio per eccezioni non conformi al resto dell’industria come oggi.

Diciamo che se adesso la Hollywood contemporanea “”””permette”””” alle celebrità di essere loro stessi, di avere relazioni con altre persone e tutto quanto… la hollywood coreana non ha ancora raggiunto davvero questi piccoli traguardi per i loro idol/attori. Gli artisti coreani devono rispecchiare un’apparenza perfetta.

Potrei continuare ad approfondire gli altri punti, ma per non appesantire questo paragrafo cercherò brevemente di sottolineare come in Corea del Sud i prodotti nazionali siano fortemente valorizzati e commercializzati al loro interno. Nonostante la Korean Wave abbia avuto inizio negli ultimi vent’anni, i media coreani hanno sempre enfatizzato i loro film e serie locali, piuttosto che le produzioni estere.

La Corea del Sud ha creato e messo appunto una vera e propria macchina da guerra/sistema di produzione nazionale che ha tutte le carte in regola per arrivare e influenzare più persone possibili. Per fare questo ovviamente devono avere un forte star system, una grandissima produzione che sforna prodotti come se fosse una catena di montaggio, e questi prodotti devono avere caratteristiche universali per farsi comprendere dal pubblico (stile classico).

Quando parliamo di stile classico, parliamo di un modo di girare e produrre film a servizio dello spettatore, ovvero che non richieda troppi sforzi e che sia il più semplice possibile. Quindi la narrazione deve essere lineare, non troppo contorta, le inquadrature seguono i protagonisti, si fa leva su accoppiata vincente fra musica e immagine. Tutte strategie che sono state perfezionate dai pionieri di Hollywood.

Per questo quando penso al sistema di produzione coreano, non posso fare a meno di associarlo agli studio system hollywoodiani. La Corea del Sud ha perfezionato un sistema industriale molto complesso e formidabile per essere a carico di una sola nazione. Questo, per quante possano essere le note buie, rende il sud Corea, uno dei paesi  medialmente più vari e produttivi del mondo.

Insomma… stanno sempre a sfornare nuovi progetti originali… proprio come faceva Hollywood negli anni 20 e 30, anni in cui questo modo di fare, che apparentemente sembrava si basasse solo sulla quantità che qualità, ha creato capolavori come Casa Blanca, Il Mago di Oz e via col vento.

L’arte nell’industria

Una volta snodato il punto precedente, possiamo parlare del fatto che, nonostante sia un’industria e quindi qualcosa di principalmente legato all’economia… I SOLDI. Questo non esclude che nei prodotti coreani, anche quelli di maggior successo o commerciali, non si possa parlare anche di Arte.

Una delle cose infatti, che apprezzo di più dell’industria coreana è l’immancabile perfezionismo maniacale: la cura per i dettagli, l’attenzione per la resa della messa in scena… ogni cosa, anche la pubblicità più stupida, è girata con cognizione di causa.

Immagine a caso screenshottata dalla prima puntata del primo drama coreano che ho aperto su Netflix. Adesso non voglio dire che sia il capolavoro dell’arte moderna, ma cercate di immaginare e comprendere il concetto che voglio esprimere: ogni elemento della messa in scena viene posizionato con cura e la telecamera sembra essere uno spettatore nascosto che posiziona il suo sguardo in modo che la resa finale somigli molto ad una composizione per un dipinto

Mi è infatti capitato spesso di guardare drama coreani che ogni volta che venivano messi in pausa, mostravano un frame d’inquadratura che poteva benissimo essere scambiata per una foto artistica, pittorica…un quadro! Questo perchè ogni elemento diegetico sembra sia messo in una determinata maniera per scelta invece che per caso.

Inoltre la Corea del Sud vanta uno sviluppo tecnologico pazzesco, che consente di girare con gli strumenti migliori possibili e visualizzare immagini con una risoluzione fantastica. Un’altra differenza tecnologica è lo standard di trasmissione NTSC, che viene usato nei paesi come America, Corea e Giappone (mentre in Europa usiamo il PAL) e che, proprio per le differenze di ripresa e trasmissione di fotogrammi al secondo, in Corea del Sud si traduce anche in una maggior preferenza per scene rallentate o in slow motion (con l’NTSC, si possono sfruttare il maggior numero di fps  per creare degli slow motion più efficaci).

Un’altra cosa che mi ha molto colpito dei drama coreani è la grandissima importanza che si da all’aspetto musicale. Fino ad adesso non ho mai trovato un drama che non sfruttasse una colonna sonora importante e con i controfiocchi, oppure fatta da artisti di punta. Il rapporto tra industria musicale e cinematografica è molto importante e questo è un bene perchè non fa altro che arricchire i prodotti.

 

I dialoghi, la filosofia, l’originalità, la giustapposizione dei colori… sono tutte altre caratteristiche importanti che vengono curate in ogni produzione. In particolare un’altra cosa che mi ha molto colpito è il fatto che spesso nei drama c’è sempre molta attenzione per i messaggi morali che fanno da sfondo al contenuto. Questa è un altro elemento che deriva molto da fattori culturali presenti in Corea del Sud, il rispetto, la disciplina e l’educazione fanno si che spesso, anche un prodotto considerato “basso” come una serie tv, abbia comunque degli intenti nobili: esaltare la famiglia, l’amicizia, il lavoro, l’impegno, la storia etc..

Tipologie di contenuto

Ovviamente non è che tutto sia perfetto, ci sono ancora degli aspetti su cui la Corea necessita di fare numerosi passi in avanti: ad esempio, spesso la mentalità sociale rende tabù alcuni argomenti che in realtà andrebbero trattati anche per educare le persone a tematiche delicate/scomode come il suicidio, la sessualità, la diversità…

Questo secondo me è anche dovuto dal fatto che essendo a carattere universale, i prodotti coreani mirano ad essere il più possibile neutrali su certi argomenti e family friendly. Di conseguenza bisogna andare proprio nello specifico per trovare scene di sesso o estrema violenza. Basti pensare al fatto che nelle storie d’amore, il massimo che arrivano a fare i protagonisti è darsi un bacio a stampo.

Da questo punto di vista c’è ancora molta strada da fare, ma ultimamente sono usciti sempre più prodotti che cercano piano piano di abbattere alcuni di questi scogli. Ad esempio in Korean Odyssey, anche se non fra i protagonisti è presente un personaggio gender fluid, anche se non approfondito.

Comunque non crediate che la produzione coreana si basi esclusivamente su cose alla volemose bene tutte rosa e fiori. Io sto parlando principalmente della produzione di commerciale, tipicamente prodotta e più conosciuta. Ci sono un sacco di film o serie interessanti che escono completamente dagli schemi caratteristici di quest’industria.

Made in South Korea

Come ho sottolineato spesso, bisogna sempre tenere conto del contesto sociale in cui un prodotto viene creato, perchè questo fattore influenzerà decisamente la resa del risultato finale.

Uno dei tratti distintivi che si nota molto in una produzione coreana è l’attitudine dei personaggi e il mood delle scene. Un anno fa vi avrei detto che il tutto poteva riassumersi ad una parola: infantilismo. Si poteva pensare che l’enfasi che mettono gli attori e la configurazione comica, al limite del ridicolo, di alcune situazione fossero tutti elementi ricollegabili ad un filoinfantilismo tipico delle società asiatici, un comportamento che certe persone definiscono addirittura bimbominchioso.

Secondo me non è così e non bisogna avere pregiudizi di questo tipo. Innanzitutto, ogni popolazione ha il suo tipo di comicità e di attitudine. Noi italiani addirittura abbiamo qualcosa chiamato “italianità”  ed è un tratto inconfondibile che influenza il nostro modo di fare e non è totalmente comprensibile agli altri paesi. Basti pensare al fatto che spesso l’esportazione di prodotti commerciali italiani, come i film di Checco Zalone, all’estero non hanno tanto successo proprio perchè la comicità/attitudine tipica italiana non è universale. Non è capita da tutti, soprattutto perchè la maggior parte delle persone non si mette in testa che quando ha davanti un prodotto lo deve recepire con la testa vuota da pregiudizi e categorie. Quindi ogni cosa che esce dai soliti schemi ai quali si è abituati finisce per non essere capita e giudicata negativamente.

Ciò che caratterizza l’attitudine asiatica non lo chiamerei proprio bimbominchiosità o trash, piuttosto è un atteggiamento molto artificioso, eccessivo, enfatico che secondo me deriva da anni di tradizione legata a questo modo di fare. Al giorno d’oggi il gusto per l’enfasi si traduce in slow motion accentuati, battute e scatti improvvisi, uso di disegni stilizzati. Se ci pensate, i drama coreani e gli anime/manga giapponesi hanno molto in comune (personalmente a volte penso che i drama siano il live action degli anime) e in primis riflettono proprio questo gusto per la cuteness, il kawaii, l’enfasi nei momenti e nei dialoghi. Insomma è un modo di fare motivato e rispettabile, non va condannato perchè è diverso da ciò a cui siamo abituati e ci può sembrare infantile.

Detto questo sono molto felice del riscontro e della rivalutazione che i prodotti coreani stanno avendo nell’ultimo periodo, anzi, sono piacevolmente colpita del fatto che Netflix stia cominciando ad arricchire il proprio catalogo con drama e produzioni  sudcoreane. Addirittura è possibile guardare My First First Love doppiato in italiano. Un grandissimo passo avanti.

Spero che le mie ricerche possano esservi state utili. Voi cosa ne pensate?

Qui Sara Scrive, passo e chiudo!

Written by

Sara

Artista. Classe 1998. La big delle sette sorelle Greffi.
○ Fondatrice del blog Sara Scrive e manager della @Scrive_Squad
○ Content creator
○ Condivido la mia passione per l'arte e tutto ciò che sembra uscito da un film