Da Lady Oscar a Mila e Shiro, ecco alcuni anime shojo che val la pena guardare. O riguardare, se siete vecchi come il sottoscritto.

Per quale motivo un bambino dovrebbe “perdere tempo a guardare cartoni da femmina”? Beh, essenzialmente perchè la frase tra le virgolette è una stronzata colossale. Poi magari si ha del tempo a disposizione e in ogni caso, bisogna dirlo, certi anime shojo non erano e non saranno mai una schifezza. Tutt’altro. Perchè ti puoi fare un po’ di risate, ci sono emozioni a carrettate e le storie non sempre sono mortali in quanto a noia.

Quindi, che siate giovani in cerca di vecchie novità o che siate nostalgici reperti archeologici degni di un museo, come il sottoscritto…

Ecco a voi gli otto anime shojo che hanno segnato in qualche modo la mia infanzia. E che vi consiglio di (ri)vedere.

Kiss Me Licia

Degli anime shojo che ho guardato, questo è uno di quelli che ricordo meno. I Bee Hive, zio Marrabbio, il gatto Giuliano, i capelli improbabili di alcuni personaggi, lacrime, musica e amore. E stop. Davvero non rammento altro, a parte qualche fotogramma sbiadito di una versione live action tutta italiana, con Marco Bellavia (visto a Bim Bum Bam) e sua maestà Cristina D’Avena. Se non soffrite d’insonnia rispolverate questa perla, se ci riuscite, così magari avrete gli incubi ad occhi aperti!

E’ quasi magia Johnny

Tratto dal manga Orange Road, è la classica dimostrazione di come, negli anni Ottanta, gli adattamenti italiani non rispettassero l’opera originale. E infatti qui da noi le avventure sentimentali di un adolescente dotato di poteri ESP sono state tagliate e modificate, in modo che non comparissero tutti quei particolari che mal si sarebbero adattati al pubblico di giovanissimi ai quali venne dato in pasto. A distanza di 25-30 anni (come passa il tempo) mi chiedo come sarebbe guardarlo in versione integrale, ma non credo di averne il tempo. E, forse, manco il coraggio.

Hello Spank

Una delle sigle più tristi che mente umana potesse concepire. E basta? Direi di no, il protagonista è un adorabile cane parlante (ma solo qui da noi, in Giappone no) che, tra una marachella e l’altra, s’innamora di una gattina. La quale è ovviamente corteggiata da un altro gatto, quel Torakiki che col suo accento tedesco (perchè?) risulta essere un’ottima spalla dello stesso Spank.

Occhi di gatto

Tre ragazze bellissime, tre ladre furbissime. Sempre se ricordo con esattezza. Comunque basta un pezzettino della mitica sigla di Cristina D’Avena per riassumere un gran bel anime shojo. Che vi consiglio senza se e senza ma. Sarà perchè le tre sorelle sono una splendida versione di Lupin III? Magari è anche per le scene action comedy con l’ispettore… Matthew Hisman?! Eh, già, certo. Perchè è ovvio che un poliziotto giapponese abbia un nome simile, sta cosa (mi sa solo italiana) di cambiare i nomi ai personaggi e renderli anglofoni è semplicemente ridicola.

C’era una volta… Pollon

Sembra talco ma non è, serve a darti l’allegria! Se non l’avete mai sentito vuol dire che siete tanto più giovani di me. In ogni caso basterebbe quella frasetta per far capire perchè questo cartone fosse guardato un po’ da tutti: una filastrocca che si presta a più di qualche battuta, diciamocelo. Ma in Pollon si trovano anche personaggi mitologici spassosi e un pochino stravolti, a volte buffi e a volte anche monelli, per non dire porcellini. Menzione d’onore per quel dongiovanni di Zeus e quell’irritante volante che è Eros, che impallidiscono di fronte alla giovanissima protagonista. Che ne combina di tutti i colori, è vero, ma rende la vita sull’Olimpo (e sulla Terra) dannatamente divertente.

Lady Oscar

A volte succede che l’anime ha più successo all’estero che in patria. In Giappone le avventure alla corte di Maria Antonietta non furono un flop ma quasi, mentre in Italia il personaggio di Oscar divenne immediatamente famosissimo. Nonostante un lavoro di taglia e cuci ad opera della censura decisamente pessimo, sai che novità. Risultato? L’anime ne uscì zoppo, senza una discreta quantità di scene e dialoghi. Ma il prodotto rimase decisamente interessante perchè ok l’ambientazione storica e la Rivoluzione Francese, ma che dire della protagonista che, in principio, si fa passare per un uomo? Un personaggio davvero profondo, degno del rispetto di tutti, appassionati e non, e a suo modo indimenticabile. Considerate che il manga è degli anni Settanta: riuscite a pensare a come si potrebbero trattare certe tematiche al giorno d’oggi?

Mila e Shiro

Ai miei tempi io e i miei coetanei guardavamo Holly e Benji, ma alcune volte ci sciroppavamo pure le partite di pallavolo di Mila Hazuki. Che erano anch’esse interminabili, infarcite di colpi speciali irripetibili nella realtà, con allenatori infami e rivali sì terribili ma degni di rispetto. E così tra un attacco laser (wtf?!) e quell’incapace di Diamond che regala urli e ceffoni come caramelle, l’anime scorre via assai piacevole. Oggi sono più vicino ai 40 anni che ai 30 e ho una figlia. E so che prima o poi si guarderà tutte le puntate. Sperando che non tiri giù una lampada a  suon di schiacciate…