Ci sono libri che avrei sempre voluto leggere, libri che ho scansato come la peste, alcuni che ho fatto fatica a finire. Ho iniziato a leggere 4321 di Paul Auster seguendo il consiglio di una bookblogger che adoro – Ilenia Zodiaco, ndr – che, però, solitamente legge libri ben lontani dai miei gusti. Avete mai letto un libro che vi è piaciuto al punto da arrivare a dire: “non voglio leggere più nient’altro”? Dato che la recensione normale sarebbe impensabile, cercherò di spiegarvi perché affrontare quelle 950 pagine e perché me ne sono innamorata.

1. I due grandi fil rouge di Ferguson: Amy e la scrittura

Per chi non lo sapesse, 4321 è un romanzo che sa tanto di film, in cui l’autore, Paul Auster, propone al lettore quattro versioni dello stesso personaggio: Archie Ferguson. I genitori sono gli stessi, ma cambia la casa, le macchine guidate, gli esiti delle partite a cui il piccolo Ferguson assiste, tra infanzia, adolescenza ed età adulta. Tutto cambia e, se decidete di seguire il consiglio di Auster e di leggere le diverse versioni mischiandole, vi ritroverete a non avere più le idee chiare su chi sia chi o chi faccia cosa. Ci sono due sole costanti nei 4 Ferguson: l’amore per Amy e la scrittura. Poco importa l’esito di questi due grandi amori – a volte Amy è la cugina, altre la sorellastra, a volte scrive racconti o grandi romanzi – l’importante è che ci siano. La scrittura e l’amore per Amy, corrisposto o meno, plasmano Ferguson e lo rendono ciò che in ben quattro modi diversi.

2. Lo stile magistrale di Paul Auster

Dimenticatevi di qualunque libro abbiate mai letto, dimenticate l’ordine prestabilito, l’idea di una trama lineare o di un protagonista che, semplicemente, svolge delle azioni e conosce delle persone. Lo stile di Auster crea e distrugge le regole della letteratura così come la conosciamo, con paragrafi talvolta superiori alla mezza pagina, un flusso di coscienza quasi joyciano che potrebbe annoiare, ma non lo fa. Un ritmo a volte velocissimo e altre quasi a rallentatore, quando Auster si sofferma sul contesto storico e politico degli Stati Uniti dal dopoguerra agli anni Settanta, dai movimenti studenteschi al Vietnam. Una prosa unica, assolutamente riconoscibile e piacevolissima.

3. Un protagonista (o forse 4?) imperdibile

C’è poco da girarci intorno: Archibald Isaac Ferguson, per tutti Archie o solo Ferguson, è il cuore e l’anima di questo libro. Le quattro versioni si sovrappongo e divergono in egual misura, passando da una versione più remissiva a una più spericolata e autodistruttiva, ma in realtà sono tutte facce della stessa medaglia. Ferguson è, allo stesso tempo, passionale e fin troppo calmo, amante del cinema o della poesia francese. Sono quattro versioni, ma anche se ce ne fossero mille sarebbe sempre lui, la sua versione 1.1 con le sue diverse sfaccettature. Un protagonista in cui chiunque potrebbe riconoscersi, talmente ben descritto da essere reale e bucare la pagina.