Si chiama Ti spedisco in convento ed è il nuovo docu-reality disponibile su Discovery+¹ ed andato in onda per tre domeniche consecutive su RealTime (canale 31 del digitale terrestre). È una specie di esperimento sociale che vede cinque suore alle prese con cinque ragazze dalla vita sregolata e fatta di eccessi; suore e ragazze conviveranno per quattro settimane all’interno dello stesso convento, apprendendo le une dalle altre. 

Un docu-reality sorprendente 

Se siete abituati a programmi come Il collegio o La caserma, dimenticateli, Ti spedisco in convento suona tutta un’altra sinfonia. Il trash non manca, questo è vero, ma le emozioni appaiono molto più genuine –specialmente quelle delle suore. Le ragazze cercano sempre di mantenere i loro punti fermi (trucco, alcool, vestiti alla moda) ma, man mano che l’esperimento procede, un piccolo cambiamento sembra fare capolino nelle loro vite e, se c’è chi abbandona perché si sente in gabbia c’è anche chi si rifiuta di darsi agli eccessi della vecchia vita per paura di tradire la fiducia delle suore. Ti spedisco in convento è il docu-reality che non ti aspetti perché pensi che tutto possa essere artefatto (come secondo me è accaduto dalla seconda stagione de Il collegio) eppure con l’andare delle puntate ti sorprende piacevolmente. 

Promosso anche il numero di puntate, una per settimana trascorsa in convento, che permette di godere il tutto senza strafare e senza cadere nella pesantezza. 

Suore vs ragazze 

suore vs ragazze in ti spedisco in convento

Quello che, secondo me, è giusto porre al centro del discorso non è la spiritualità che si incontra/scontra con gli eccessi ma la vita in convento che incontra la vita completamente fuori dal convento (e da qualunque luogo di culto, come una normale chiesa). Le cinque suore si dimostrano come delle vere e proprie madri per cinque ragazze che, in fin dei conti, sono delle complete sconosciute. Le cinque ragazze si dimostrano invece insofferenti ma poi imparano ad aprirsi ad un confronto vero e proprio con altre cinque donne che sono esattamente come loro –nonostante la differente scelta di vita. 

Quello che emerge con prepotenza alla fine delle puntate è un senso di comunità più unico che raro che non si misura in Ave Maria recitate ma in piccoli cambiamenti e piccole aperture al mondo. Essere una suora vuol dire -anche- donare la propria vita, metterla al servizio altrui ma per fare ciò si può anche essere delle persone comuni, delle persone che pur vivendo la propria vita scelgono di metterne una parte a servizio altrui (penso al volontariato, ad esempio). 

Conclusioni 

Le cinque ragazze che sono entrate in convento certamente non sono uguali alle cinque ragazze che ne sono uscite, magari sono peggiori, magari sono migliori, certamente sono diverse perché hanno vissuto un’esperienza strana, anomala, un’esperienza che sarà un po’ “maestra di vita” per loro anche se sbiadirà dalla loro memoria. 

Voi cosa ne pensate? Avete visto Ti spedisco in convento? Fatemelo sapere nei commenti! 

Ilaria 

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Ilaria

Sono una studentessa universitaria appassionata di teatro e di recitazione in generale ma anche di tennis.