Se c’è un regista che probabilmente ha girato nella sua carriera tutti capolavori quello è Stanley Kubrick. Insieme a Hitchcock e pochi altri rappresenta la Settima Arte nell’immaginario di molti, il suo lascito è immenso e straordinariamente attuale nonostante ci abbia lasciato da tempo. Perché? Cosa rende le sue opere così importanti e cosa rende di conseguenza la sua poetica fondamentale per la storia del cinema?

In questo e in altri due articoli che seguiranno prenderemo in esame alcune sue pellicole, le più famose, e proveremo ad analizzarle. Partiamo dal suo film di fantascienza: “2001 – Odissea nello spazio”.

Chiunque abbia visto il film può ricordare la bellissima scena iniziale degli uomini scimmia. Essi vengono raggiunti da un monolite nero, perfettamente liscio e lucido dal quale sono attratti. Quel monolite è simbolo del progresso ma esso, se accolto ciecamente, porta alla soppressione dell’altro, alla violenza. Ecco dunque che l’osso con il quale è stato ucciso un proprio simile viene scagliato nel cielo dove ruotando (in un cerchio che rappresenta il tempo) si trasforma in un’astronave.

Già basterebbe questo per far sorgere in tutti noi numerose riflessioni anche attualizzanti. La somiglianza tra il monolite e i nostri smartphone è quasi profetica e non possiamo negare che anche essi siano simbolo del continuo progresso. Tramite essi può anche nascere, innegabilmente, molta violenza. Eppure essi non sono che uno strumento esattamente come il monolite, un mezzo che non deve diventare fine.

In una stazione spaziale scopriamo che è stato trovato un monolite sulla luna. Gli scienziati che lo vedono lo toccano ma non con la stessa paura e riverenza che hanno avuto gli ominidi. Il monolite lancia un segnale a Giove. L’uomo deve essere punito.

Su una stazione orbitante due persone e un supercomputer, Hal 9000, viaggiano insieme ad altri esseri umani ibernati. Hal 9000 è un’intelligenza artificiale che non è in grado di sbagliare eppure vediamo che lo fa. Perché? Perché il governo aveva programmato di non rivelare l’esistenza del monolite all’equipaggio e allo stesso tempo di aiutarlo al meglio ma queste due cose sono in conflitto: senza sincerità non si può aiutare al meglio qualcuno è questo la macchina lo capisce. Ciò che non riesce a fare però è andare fuori dalla logica e dalla razionalità e questo la rende imperfetta nella sua presunta perfezione. Riesce ad uccidere uno dei due uomini e quando sta tentando di eliminare anche Bowman, il nostro Ulisse, viene sconfitto e regredisce allo stato infantile cantando la prima canzone che un computer abbia mai imparato, esattamente come Polifemo che minaccia di rivelare a qualcun altro ciò che gli è stato fatto da Nessuno con un tipico atteggiamento infantile. Proprio come Polifemo anche Hal ha un solo occhio, l’occhio della ragione che però senza lo sguardo dell’istinto non può salvaguardare la propria sopravvivenza.

Bowman precipita in una miriade di colori, un tunnel spazio temporale che lo fa finire in una camera bianca nella quale vede se stesso invecchiare fino alla morte. Nella camera la tecnologia è assente. L’uomo sta per trasformarsi in super uomo, cioè in bambino. Quando se ne rende conto indica il monolite apparso al suo capezzale. Il bambino stellare è nato.

Kubrick ci mette di fronte a una continua ricerca di Dio che va oltre i dogmi ed esamina l’animo umano in tutte le sue sfaccettature. L’uomo ha bisogno di creare qualcosa e ha bisogno di trovare qualcosa, qualsiasi cosa che lo strappi dalla vera morte dell’animo umano: l’apatia.

Un bambino, figura pura e innocente è, in questo film, la conclusione di un processo che abbraccia l’intera vicenda umana.

Bambino e monolite sono presenti nella nostra quotidianità sotto una forma diversa. Il bambino che viene calmato con lo smartphone non avrà mai questa spinta a trovare qualcosa al di fuori di esso, 2001 non lo dice, non parla di smartphone perché non esistevano ancora eppure essendo arte può essere adattata e modernizzata di continuo. Il monolite può essere qualsiasi cosa ci condizioni la vita, può essere il denaro, può essere l’ossessione per qualcosa o qualcuno. Quando ci renderemo conto che questo non ci ha portato altro che sofferenza sarà troppo tardi.

Con una tecnica perfetta, delle scene incredibili e una colonna sonora divina Kubrick ci regala questo film profondo, ricco di spunti di riflessione e sempre attuale. Kubrick parla dell’uomo e finché l’uomo esisterà quest’opera immensa avrà qualcosa da insegnare.

 

Lorenzo

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Lorenzo

Sono un grande appassionato di Cinema, soprattutto pellicole horror. Adoro anche il cinema classico e tutto ciò che non è mainstream. Sono anche un appassionato di videogiochi e serie Tv. Amo leggere e vado matto per Stephen King e Bruce Springsteen.