L’amore ai tempi del colera è uno dei romanzi più famosi dello scrittore colombiano Gabriel García Márquez, pubblicato per la prima volta nel 1985. Dal romanzo è stato tratto, nel 2007 un film diretto da Mike Newell, con attori protagonisti Giovanna Mezzogiorno, Javier Bardem e Benjamin Bratt.

Titolo: L’amore ai tempi del colera
Anno
: 1985
Casa editrice
: Mondadori
Genere
: Romanzo, realismo magico
Traduttore
: Angelo Morino
Lunghezza
: 376 pagine
Valutazione
: ★ ★ ★ ★ ★

Era inevitabile: l’odore delle mandorle amare gli ricordava sempre il destino degli amori contrastati.

Gabriel García Márquez

Gabriel José de la Concordia García Márquez, noto semplicemente come Gabriel García Márquez, nasce nel 1927 in Colombia, ad Aracataca. Intraprende gli studi giuridici all’Università di Bogotà, ma li interrompe nel 1948 perché l’università, a causa di una ondata di violenza politica, viene chiusa. Si dedica dunque al giornalismo e frequenta un gruppo di scrittori che avrà un grande peso nella sua formazione. Nel 1951 pubblica sui giornali alcuni dei suoi racconti e Foglie morte, il suo primo romanzo. È con Cent’anni di solitudine (1967), eletto come il secondo più importante romanzo in lingua spagnola, che diventa uno degli scrittori più conosciuti e acclamati del Novecento, esponente del cosiddetto realismo magico. Nel 1982 viene insignito del Premio Nobel per la letteratura. Muore nel 2014 a Città del Messico.

Quello sguardo casuale fu l’origine di un cataclisma d’amore che mezzo secolo dopo non era ancora terminato.

Trama

L’amore ai tempi del colera narra di un amore romantico e infinito, paziente e incrollabile, che dura da “cinquantatré anni, sette mesi e undici giorni, notti comprese”. Questo è il tempo in cui Florentino Ariza, poeta e proprietario della Compagnia Fluviale del Caribe, ha amato Fermina Daza, la più bella ragazza della Colombia, inflessibile e testarda, dalla prima volta in cui l’ha vista. E nonostante tutti gli ostacoli, tutti gli altri amori vissuti dai due protagonisti, da una parte quelli volatili e leggiadri di Florentino e dall’altra il matrimonio di Fermina con il dottore Juvenal Urbino, questo amore paziente riesce infine ad essere vissuto. L’amore ai tempi del colera è il resoconto della paziente e fiduciosa attesa di Florentino. Di una passione che non si spegne, ma attende di bruciare. Ambientato nel caldo e colorato Caribe colombiano, il romanzo assume toni quasi fiabeschi, pur rimanendo perfettamente ancorato al reale.

Così aveva finito per pensare a lui come non si era mai immaginata che si potesse pensare a qualcuno, presagendolo dove non era, desiderandolo dove non poteva essere, svegliandosi d’improvviso con la sensazione fisica che lui la contemplasse nel buio mentre lei dormiva.

In medias res

Il romanzo si apre con il dottore Juvenal Urbino e prosegue per diverse pagine, facendoci addentrare nella sua vita. Ma poi, con un colpo di scena brillante, Márquez ci rivela la falsa pista che fino a quel momento ci aveva fatto seguire. Fa morire quello che fino a poco fa ritenevamo essere il protagonista e fa salire sul palcoscenico la moglie di lui, Fermina Daza e Florentino Ariza, narrandoci una storia che di cui poche pagine prima non sospettavamo minimamente l’esistenza.

Ci catapulta così in medias res, nel mezzo di una storia che va avanti da una vita intera e che narra di una passione inesauribile, quella che Florentino prova per Fermina dal primo momento in cui l’ha vista.

Il romanzo è il resoconto di due vite vissute in parallelo: una, quella di Fermina, borghese e tranquilla, sposata ad un ricco medico e con dei figli. L’altra, quella di Florentino, che si rifugia solo in fugaci storie amorose, tenendo come unico obiettivo quello di coronare il suo sogno d’amore con Fermina, anche se sembra impossibile.

Salta all’occhio quanto Fermina e Florentino siano diametralmente opposti in ogni aspetto, dal carattere all’ambiente in cui si formano e vivono, eppure, nonostante ciò, entrambi si innamorano l’uno dell’altra. E se Fermina si autoconvince che il suo non sia amore, ma solo compassione per quell’ “uomo brutto e triste, ma tutto amore”, Florentino fa del suo amore per Fermina una sorta di credo, una stella polare che non perde di vista mai, neanche tra le altre numerose e travagliate vicissitudini amorose. Un’attesa che ripaga.

Si lasciò trasportare dalla convinzione che gli esseri umani non nascono sempre il giorno in cui le loro madri li danno alla luce, ma la vita li costringe ancora molte altre volte a partorirsi da sé.

Un amore imperfetto

Nonostante tutte le premesse facciano pensare alla narrazione di un’epopea romantica, quello che ci troviamo davanti è la narrazione di un amore totalmente imperfetto, e proprio per questo reale.

L’amore ai tempi del colera è un romanzo che parla d’amore, sì, ma non si accende di toni romantici. Lo si potrebbe quasi ritenere una sorta di fenomenologia del sentimento d’amore e delle sue contraddizioni. Attraverso Fermina ci vengono presentati due tipi d’amore. Quello per Florentino, totalizzante e passionale, travolgente. E poi quello per Juvenal Urbino, tranquillo e pacato, ma non per questo meno importante. Con Florentino invece ci addentriamo in una ragnatela di avventure fugaci che, seppur alcune più intense di altre, non lo distolgono dal suo sentimento.

Quello che Màrquez mette in mostra è la varietà delle forme con cui l’amore si declina e la sua totale imperfezione. Lo scrittore ci mostra litigi, tradimenti e incomprensioni, perché non c’è amore immutabile e non c’è amore perfetto che sia reale. Con spiccata ironia, Màrquez si fa beffe anche dei due protagonisti, smorzando i momenti più alti con una comicità che potrebbe risultare inadeguata, ma che ha il compito di mostraci un amore quasi banale, pur nella sua straordinarietà, colto in un momento che è tutto fuorché senza difetti.

D’altronde, i personaggi stessi sono più che lontani dalla perfezione. Fermina è sì bellissima e affascinante, ma anche altezzosa e volubile, perfino razzista. Florentino è invece un uomo attaccato alla forma e all’apparenza, che ruba amore a chiunque ma non lo concede se non a Fermina.

Insomma, L’amore ai tempi del colera non è affatto la narrazione della sublimazione di un amore immutato attraverso gli anni, piuttosto quella di un amore che, nonostante i mille imprevisti e imperfezioni, riesce a trovare il suo posto nel mondo.

Con lei Florentino Ariza aveva imparato quello che aveva già provato più volte senza saperlo: che si può essere innamorati di diverse persone al contempo, e di tutte con lo stesso dolore, senza tradirne nessuna. Solitario tra la folla del molo, si era detto in un accesso di rabbia: «Il cuore ha più stanze di un casino». Stava versando lacrime per il dolore degli addii. Tuttavia, non appena scomparsa la nave sulla linea dell’orizzonte, il ricordo di Fermina Daza era già tornato a occupare il suo spazio totale.

Conclusioni

Parlare de L’amore ai tempi del colera in maniera esaustiva è impossibile. Va letto per coglierne appieno ogni aspetto, per comprenderlo fino in fondo e capire come si possa essere così fedelmente ciechi di fronte all’amore.

Il libro parla di passione, certo, di una passione così totalizzante da essere in grado di aspettare cinquantatré anni, sette mesi e undici giorni prima di poter divampare. Però, parla anche di speranza e di pazienza. Viviamo nell’assurda ottica che tutto vada preso o subito o mai più, vissuto in quell’esatto momento o perso per sempre. Che tutto quello che si lascia indietro sia una perdita di tempo, un’attesa per qualcosa che non tornerà mai più.

E forse la storia di Florentino, però, ci dice altro. Ci dice che magari c’è la possibilità che, nel frattempo che aspettiamo qualcosa la vita riesca comunque a darci tante altre opportunità di vivere, di cambiare e fare esperienze senza perdere di vista la cosa più importante per noi. Florentino, che a volte ci sembra un folle con un obiettivo ancora più folle, un illuso sognatore attaccato a qualcosa che avrebbe già dovuto lasciare andare tempo fa, e che infine riesce a dare un senso alla sua lunga attesa.

Dovremmo forse imparare a cogliere tutte le opportunità che la vita ci pone sulla strada, anche quando sembrano deviarci dall’obiettivo originale.

Ché tanto, un giorno o l’altro, troverà un modo per tornare sul nostro sentiero, e mai come allora saremo pronti.

Sì, anche dopo cinquantatré anni.

Lo spaventò il sospetto tardivo che è la vita, più che la morte, a non avere limiti.

A presto,

Michela

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Qui vi lascio la recensione di Fosca, un romanzo d’amore dalle tinte orrorifiche.

Qui, invece, la mia ultima recensione su L’orso e l’usignolo.

Written by

Michela

Michela, 20+4, femminista, procrastinatrice seriale, a metà tra Verona e il mare del Molise. Leggo, scrivo, mi lascio stupire dal mondo e cerco di non arrabbiarmi troppo per i ritardi dei treni.