Ebbene sì, oggi parleremo della serie tv cult Desperate Housewives! Molti di voi penseranno sia “troppo vecchia” o “ormai passata”, ma vi dimostrerò che non è questo il caso. Uscita nel 2004 e continuata fino al 2012, oggi è considerata una delle serie più longeve e seguite di sempre. Pare che fu proprio il suo ideatore Marc Cherry a voler mischiare più generi, conferendole uno stile allora nuovo ed unico; infatti, si passa dal dramma alla commedia, dalla soap opera al giallo, farcendo il tutto con un abbondante dose di ironia e satira.

Uno degli elementi che ha contribuito a rendere la serie un prodotto memorabile è senza dubbio il pilot, narrato dalla voce della defunta Mary Alice (Brenda Strong). Esso presenta tutte le caratteristiche necessarie per un primo episodio convincente: un mistero da scoprire, personaggi ben scritti e caratterizzati, dialoghi sopra le righe. Emerge subito l’umorismo tagliente della serie, così come i temi per nulla banali che la caratterizzeranno, come il suicidio. Nel corso delle stagioni, saranno tanti gli argomenti di un certo spessore scelti per mandare messaggi positivi: la dipendenza, la malattia, i tradimenti, le gravidanze non desiderate e così via.

La storia prende luogo a Wisteria Lane, un apparentemente tranquillo quartiere residenziale, e le protagoniste sono casalinghe per un modo o per un altro disperate. Subito capiamo chi sono e qual è il loro posto nella società. La prima che incontriamo è Lynette (Felicity Huffman), una mamma intraprendente ma non più in carriera a causa della numerosa famiglia di cui deve occuparsi; poi abbiamo Gabrielle (Eva Longoria), ex modella sposata da poco, volubile, viziata ed egocentrica; Bree (Marcia Cross), la casalinga considerata da tutti fin troppo perfetta, gelida come il ghiaccio; e infine Susan (Teri Hatcher), mamma divorziata maldestra e sentimentale. Le quattro costituiscono uno dei cast al femminile, se non il solo, più iconici del piccolo schermo, grazie al loro carisma e alla loro bravura fuori dal normale.

Nel corso delle sue otto stagioni, Desperate Housewives ci racconta la grande amicizia che unisce le quattro protagoniste. Si tratta di un’amicizia che viene continuamente messa a dura prova da eventi sconvolgenti o inutili battibecchi man mano che gli anni passano e le loro vite cambiano. Il racconto dell’evoluzione dei personaggi è, infatti, un altro elemento chiave nella serie; la crescita dei protagonisti è coerente con i caratteri, gli eventi e le decisioni di ciascun personaggio, ed è questo che contribuisce a renderli realistici.

Nulla in Desperate Housewives è lasciato al caso. Possiamo immaginare la storia come un grande puzzle: alla fine ogni tassello va al suo posto, e il quadro ci appare finalmente chiaro. Grazie e ciò, assistiamo al ritorno di numerosi personaggi di stagione in stagione, e a storyline che si intrecciano dando vita a numerosi plot twist.

Guardando Desperate Housewives non si può non notare come numerosi suoi elementi siano ripresi in serie tv più recenti, a riprova del fatto che una serie come questa è difficile da dimenticare.

Sappiamo tutti, però, che una buona serie tv può facilmente essere rovinata da un finale che lascia l’amaro in bocca. Beh, questo fortunatamente non è il caso. Nell’ultima puntata della serie, come abbiamo detto, ogni tassello va al suo posto, e lo fa nel modo migliore possibile. Le nostre quattro protagoniste trovano tutte la felicità, e il bello è che tutte lo fanno andando via proprio dal quartiere in cui si erano conosciute. Wisteria Lane, la strada che aveva fatto da background alle (dis)avventure dei suoi abitanti viene, infatti, abbandonata dalle casalinghe disperate. E se da un lato si accende in noi la malinconia per la separazione di Lynette, Gabrielle, Bree e Susan, dall’altro tiriamo un sospiro di sollievo: adesso tutto filerà per il verso giusto.

LA SIGLA

Una menzione particolare spetta alla sigla di Desperate Housewives, talmente apprezzata da aver vinto un Emmy Award e un Broadcast Music Incorporate Award. Essa è composta da una sequenza di famosi quadri, e ha l’obbiettivo di mostrare l’evoluzione della donna nella società proprio attraverso le opere d’arte. Si va dal dipinto Adamo ed Eva fino all’opera d’arte di Andy Warhol Campbell’s Soup Cans. Le immagini sono poi accompagnate dalle musiche di Danny Elfman e insieme comunicano fin da subito il carattere eccentrico della serie.

 

Se avete visto Desperate Housewives fatemi sapere cosa ne pensate commentando, altrimenti che state aspettando? Correte ad iniziarla!

Alla prossima,

Rosy. xo