Il Coronavirus si è abbattuto sull’Italia con tutta la sua forza. Logico che la vita della mia famiglia sia cambiata: ecco come.

Morti, malati in fin di vita, ospedali stracolmi, aziende e nuclei famigliari disperati. L’arrivo del Coronavirus ha portato con sè ansia, follia, menefreghismo e quanto di più brutto ci possa essere. Come hanno reagito le persone a questa nuova epoca dell’essere umano? Chiaramente ci sono individui determinati a non beccarsi quella che decisamente non è una semplice influenza.

E poi ci sono quegli “esseri” che hanno deliberatamente deciso di fregarsene di ogni consiglio/raccomandazione/ordine. C’è chi va al mare e chi a sciare, c’è chi affolla i supermercati per comprare centinaia di rotoli di carta da culo e chi fa il raduno dei Puffi (!!!). Tutti spinti dall’insopportabile “tanto faccio quello che mi pare”.  Gente che può andarsene tranquillamente a cagare, perdonate la raffinatezza. Chi è buono? Chi è cattivo? Dirlo non porta a nulla, siamo tutti sulla stessa barca. E al momento questa barca è piena di falle!

Da persone assennate, io e mia moglie ci teniamo informati e seguiamo le norme di comportamento, sforzandoci di mantenere una parvenza di normalità, soprattutto per nostra figlia. Eppure…

Non nascondo che col Coronavirus la vita a casa sia cambiata: ecco come.

Cos’è successo a me?

Ho trovato lavoro qualche mese fa. Niente roba che faccia nuotare nell’oro come zio Paperone, ovviamente, ma si è rivelata un’occupazione ricca dal punto di vista umano. E quando si va in ufficio tranquilli, senza lanciare maledizioni, diciamo che i soldi tendono a contare un pochino meno. Poi arriva il COVID-19 e le cose hanno preso una piega inaspettata fino a pochi giorni prima: rischio contagio, si sta a casa, niente smart working, figa che palle. Passo le giornate in isolamento a combattere la noia e ad intrattenere mia figlia, con mille preoccupazioni e ben pochi momenti di vera serenità.

Cos’è successo a mia moglie?

La mia dolce metà almeno per un po’ ha continuato ad andare in ufficio. Un collega paranoico, clienti preoccupati ma che non rispettano le regole di vicinanza, un capo che… vabè taccio che è meglio. Poi il buon senso ha prevalso, sono arrivate a casa alcune tonnellate di pratiche e la consorte sì che ha potuto sperimentare le infinite gioie del “lavoro agile”. Con un marito influenzato vagamente ansioso e una pargoletta decisamente frizzante. Tre cuori, una capanna e tanta inquietudine, quindi…

Cos’è successo a mia figlia?

Ha poco più di tre anni, è sveglissima ma abbiamo ritenuto opportuno informarla che, direbbe lei, c’è quaccosa che no va. Dirle altro non sarebbe stato sensato, ha dovuto già rinunciare alla scuola materna, alle maettre e ai suoi amichetti, per non parlare dei pomeriggi al parco o i sabati in piscina. Quindi che fa? Gioca, colora, guarda la tv o il tablet, schiaccia il classico pisolino pomeridiano e non si annoia troppo. Almeno quello…

Cosa succederà?

Bella domanda. A naso direi che i tempi per superare sto cazzo di Coronavirus non saranno brevissimi. Bisogna resistere, comportarsi al meglio e sforzarsi di ridere e sorridere quando possibile. Sperando di non prendersi nulla. E che tutti usino il cervello, pensando al bene collettivo e non alla tipa o alla corsetta quotidiana.